Un tiro di Del Piero poi solo malinconia

Per essere la partita che, se vinta, le avrebbe dovuto permettere di tornare a sognare il quarto posto e quindi la qualificazione in Champions League, la Juventus se l'è giocata male. E se Delneri si arrabbia, in primo luogo tanto per cambiare con i giornalisti, amen. Poche gambe, altrettante idee e, al cospetto di una Fiorentina che poco o nulla ha ancora da chiedere al campionato, un solo tiro in porta su azione. Merito di Del Piero il quale, appena entrato, non ha comunque impensierito più di tanto Boruc. Poco altro, per il resto: un colpo di testa di Bonucci a inizio ripresa su azione da fermo e un intervento da "difensore" di Toni su Marchisio che nel finale non permetteva al centrocampista di trovare il tempo per tirare in porta. Menù troppo avaro, insomma, per sperare di rientrare davvero in corsa per il quarto posto: la Lazio, travolgente a Catania, si è spinta a più otto e, pur ricordando che manca ancora lo scontro diretto da giocare comunque nella capitale, serve davvero il massimo dell'ottimismo per pensare a una Juve qualificata all'Europa nobile. Alla fine, la giornata va in archivio con un punticino recuperato alla Roma, buono (forse) per l'accesso diretto all'Europa-bis. Quanto alla Fiorentina, ha fatto quel che doveva: non ha regalato nulla a una delle sue nemiche storiche, ha lottato e corso per cercare una vittoria che avrebbe nobilitato il suo campionato comunque non eccelso e se n'è andata sotto la doccia con i complimenti di Mihajlovic, secondo il quale «avremmo meritato di vincere, pur se Buffon non è stato granché impegnato».
«Siamo soddisfatti del lavoro di Delneri - aveva detto Marotta prima della gara -. Il futuro lo decideremo insieme». Intanto, il tecnico di Aquileia aveva deciso di ripresentare il 4-2-3-1, con Matri unica punta e il trio Krasic-Marchisio-Pepe alle sue spalle. Di gioco, però, mica tanto. Meglio la Fiorentina, più tonica e guizzante con Cerci da un lato e Vargas dall'altro. Non che Buffon corresse chissà quale pericolo, però la sensazione era che la Viola avesse più benzina da spendere. Un tiro di Cerci al quarto d'ora trovava una provvidenziale deviazione di Grosso, poi si poteva passare quasi dritti alla ripresa: di Bonucci si è detto, ma prima era stato Gilardino a spedire il pallone a lato di poco con un bel colpo di testa. C'era anche spazio per qualche recriminazione da parte dei padroni di casa per un intervento di Bonucci su Kroldrup in area di rigore, ma nessuno eccedeva in scene isteriche. Quando entrava Del Piero al posto di uno spento Krasic, un paio di lampadine si accedevano ma non erano sufficienti anche perché - appunto - Toni la combinava grossa ostacolando Marchisio. «Non possiamo pensare di fare sempre quello che vogliamo - è stata l'analisi di Delneri -. Rispettiamo la Fiorentina, che non ci ha regalato nulla. Siamo cresciuti nella ripresa, è vero: ma le partite durano novanta e più minuti, non vedo perché dovrei pensare solo a quanto successo nei primi quarantacinque». Sulla difensiva, il tecnico. Il quale comunque insiste nel non volersi arrendere, perché «i tre punti per vittoria permettono a tutti di recuperare situazioni che un paio di settimane prima parevano compromesse. Non credo per esempio che l'Inter regalerà nulla alla Lazio domenica prossima, come il Catania non stenderà a noi un tappeto rosso. Lotteremo tutti e a fine maggio faremo i conti». Confidando anche nella conferma sulla panchina della Signora: "Il mio contratto scadrà nel 2012, ma adesso dobbiamo solo pensare a finire la stagione nel migliore dei modi.

Al momento sono l'allenatore della Juve anche per il prossimo anno, poi nel calcio tutto può sempre cambiare". Può capitare anche che Montolivo («ha piedi buoni, sono sicuro che potrebbe giocare al fianco di Aquilani», ha buttato lì Delneri) sbarchi a Torino: chissà però chi troverebbe in panchina.

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