Ci sono due nervi scoperti dietro il sipario di Juventus-Milan. Uno riguarda Carlo Ancelotti, accolto a Torino da una minoranza rumorosa con sfottò che sconfinano nellinsulto volgare e gratuito. Linteressato si acconcia così: «I tifosi della Juve sono 11 milioni, il problema lho avuto con un piccolo gruppo per via di un vecchio rancore. Vi giuro che non minteressa». E bisogna prenderlo sulla parola. Il secondo nervo scoperto riguarda più il mondo Inter e quei cronisti di riferimento che si fanno prendere dalle scalmane appena sentono parlare di nuovo derby dItalia. Qui Ancelotti, senza entrare nellagone da «asilo mariuccia», se la cava senza mai citare lInter ma aprendo i libri (aggiornati) di storia (calcistica). Detta: «Da quando giocavo nella Roma la squadra da battere era la Juventus che ha grande storia, grande tradizione, grande tifoseria e una squadra popolata di grandi campioni». Cè qualcuno che può forse dargli torto?
Dopo i nervi scoperti, cè lo schizzo della sfida da preparare tra assenze eccellenti che deprimono senza lasciare il segno. Almeno in apparenza. «Mi vedete agitato?» chiede sincero ai cronisti. Anche qui Ancelotti è un libro aperto. «La Juve è squadra solida, gioca in modo molto aggressivo ed è lunica a schierare una difesa molto alta. La scelta di Ranieri procura qualche rischio ma assicura una grande qualità» la sua descrizione sembra ricavata dalle relazioni degli osservatori rossoneri che pedinano Ranieri e i suoi dai tempi del trofeo Luigi Berlusconi. Scontato il passaggio alle contromisure da adottare. Sostiene sempre Ancelotti in materia: «Il Milan deve puntare su altro, sul palleggio e sul gioco palla a terra, ripetendo senza distrazioni la prova dellanno scorso a Torino». Che, detto tra parentesi, simpennò con due gol di Inzaghi ma atterrò nel finale con una capocciata di Salihamidzic rimasta incorniciata nella bacheca di Ranieri.
E allora via a Torino, senza farsi condizionare dalle assenze, «pesano e non pesano» ripete con convinzione, per misurare non tanto lo spessore dellanti-Inter, semmai per uscire dalla seconda curva a gomito della stagione milanista.
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