Massimo Malpica
da Roma
Toghe in affari con la ndrangheta: un magistrato, Patrizia Serena Pasquin, presidente di sezione al Tribunale di Vibo Valentia, è stata arrestata con altre 15 persone nellambito di uninchiesta della procura antimafia di Salerno. E tra i 45 indagati spuntano altri due giudici, lex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, coinvolto per un finanziamento sospetto a un villaggio turistico, e lex segretario del Ppi calabrese, ed ex assessore al Bilancio, Ernesto Funaro. Le accuse per la Pasquin sono pesantissime: corruzione semplice, corruzione in atti giudiziari e falso. Secondo la Dda salernitana avrebbe tra laltro «aggiustato» una procedura fallimentare per agevolare Antonio Ventura, anche lui arrestato, commerciante considerato vicino ai Mancuso, cosca di Limbadi, a sud-ovest di Vibo, che controlla gli affari della ndrangheta nellintera provincia. Per questo episodio sono indagati per concorso in corruzione in atti giudiziari i magistrati Michele Sirgiovanni e Francesca Romano: erano con la Pasquin nel collegio che adottò quel provvedimento. Lordinanza del gip Emma Conforti definisce il giudice «assuefatta alle strutture criminali» e «a capo di un vero e proprio comitato daffari con svariati interessi». Naturalmente illegali, secondo gli inquirenti, che mettono nero su bianco come nel corso dellindagine, denominata «Dynasty 2 - do ut des» e affidata ai sostituti Mariella De Masellis e Domenica Gambardella, sia «emersa una complessa trama di rapporti corruttivi ordita dal giudice Pasquin nel corso degli anni, avente come unico comune denominatore lasservimento della funzione giurisdizionale a interessi particolari perseguiti dal magistrato medesimo e da diversi soggetti».
La Dda campana per due anni ha ricostruito i legami tra il magistrato e ambienti vicini ai Mancuso: il nome della Pasquin era già emerso in unindagine sulla cosca della Dda di Catanzaro del 2003. In un colloquio tra il boss Diego e suo nipote Domenico, a proposito di un sequestro di beni, il giudice era definito «contattabile».
Il nome della nuova inchiesta - «do ut des» - è ispirato dalla modalità con la quale sarebbero stati gestiti i rapporti «di favore» tra le persone coinvolte nellindagine: «Il magistrato Pasquin - scrive il gip - ha effettuato un sistematico mercimonio della funzione pubblica, attuando in modo capillare e diffuso il principio del do ut des». Lordinanza ricorda gli accessi abusivi al registro informatico della Procura, o la «linea diretta» tra la Pasquin e alcuni avvocati per «pilotare» lesito di certe cause: «Recependo direttamente le istruzioni impartite dalla Pasquin - spiega il gip Conforti - redigevano le istanze necessarie alla successiva adozione dei provvedimenti concordati per dare realizzazione agli accordi corruttivi». Dalle conversazioni intercettate emergono anche «favori» in natura. A Natale 2004, Ventura chiede a sua moglie «di comprare il pesce fresco così lindomani dalla Pasquin avrebbe regalato due gamberoni e due vongole». Ma non mancano i riferimenti a interessi più strettamente pecuniari. Un esempio, per la Dda, è laffaire Melograno Village, struttura turistica di Parghelia, sulla costa vibonese, della quale il magistrato calabrese sarebbe, per gli inquirenti, socia occulta con limprenditrice (arrestata) Settimia Castagna. Il sodalizio puntava, grazie a contratti simulati dacquisto, a un finanziamento a fondo perduto di 4,7 milioni di euro, strappandone poi un anticipo del 20 per cento con una falsa concessione edilizia rilasciata da un geometra (arrestato) del piccolo comune. Grandi «meriti», per lordinanza, li avrebbe avuti la Pasquin. «In innumerevoli conversazioni consigliava, si preoccupava, compulsava pubblici amministratori, faceva pressioni alla stregua di uno spregiudicato imprenditore interessato a una cosa propria». Per questultimo filone è coinvolto Chiaravalloti. Lex governatore è indagato per corruzione perché avrebbe agevolato l«ok» al finanziamento. «Intervento esercitato - racconta il gip - sui funzionari addetti alla trattazione della richiesta e, dopo lammissione, sul funzionario regionale Guglielmo Grillo, cui seguiva lammissione al finanziamento pur in assenza dei requisiti di ammissibilità».
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