Per Umberto Bossi (nella foto) lelezione dei pm sarebbe una «scelta di democrazia», ma lAnm insorge: «Così si calpesta la Costituzione e si provoca la politicizzazione delle toghe». La proposta fatta tre giorni fa dal ministro per le Riforme anche per il centrosinistra è «inaccettabile». Niccolò Ghedini, consigliere del premier per la giustizia, attacca lAnm «arroccata sui privilegi di casta» e invita alla cautela. «Lidea è percorribile, ma va valutata con attenzione per verificare la possibilità di un intervento a Costituzione vigente». Ghedini ricorda che lipotesi di eleggere i Pm (come in Usa o in Svizzera) è già anticipata nel ddl sulla giustizia, per le udienze di fronte al giudice di pace. Giuseppe Consolo, ex-An, trova lidea «buona ma prematura», mentre Giulia Bongiorno teme che così non si garantirebbe lindipendenza dei pm e il sottosegretario allInterno Alfredo Mantovano propone allAnm di discuterne senza «demonizzazioni». Se fossero scelti dal popolo come vorrebbe Bossi, per Lanfranco Tenaglia del Pd i Pm «sarebbero espressione di parte e non tutela dellinteresse dei cittadini». Antonio Di Pietro attacca, schierandosi con lAnm: «Semmai il magistrato dovrebbe esercitare dove non ha alcun rapporto personale pregresso». Proposta «ridicola», per Michele Vietti dellUdc. Che le toghe siano preoccupate lo dimostrano anche le reazioni dal Csm delle varie correnti. «Il magistrato è espressione di identità nazionale - dice Fabio Roia di Unicost -, non può essere legato a territorialità regionali». Critico anche Cosimo Maria Ferri, togato di Magistratura indipendente, che propone però una maggiore «collaborazione territoriale» per far funzionare la giustizia. Solo una proposta «campata in aria», la definisce Ciro Riviezzo del Movimento per la giustizia.
Dice no anche il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.
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