Due giorni di blocco del traffico per combattere lo smog. Onorevole Carlo Tognoli, lei è stato sindaco e ministro, un provvedimento efficace?
«Due giorni di blocco possono servire per tamponare, ma non risolvono il problema che non è dato solo dal traffico. Come del resto si è rilevato».
E di cosa?
«Le caldaie. Ma soprattutto la situazione geografica e atmosferica: a Milano il particolato c’è da cent’anni. E, in realtà è andato diminuendo».
Che fa? Minimizza?
«Solo che trent’anni fa non c’erano gli strumenti per analizzare l’aria».
I Comuni dell’hinterland accusano il sindaco Giuliano Pisapia di non averli coinvolti. E così a Milano non si circola, in provincia sì.
«Il coordinamento è essenziale, sia per le targhe alterne che per i blocchi del traffico. Lunghi o brevi».
Servirebbe un maggior coordinamento? Chi dovrebbe guidarlo?
«Il compito spetterebbe alla Regione o alla Provincia, ma il Comune può sollecitare gli altri Comuni e favorire il coordinamento insieme alle altre due istituzioni».
Magari la città metropolitana?
«Certo potrebbe servire per decidere rapidamente senza dover ascoltare troppi pareri. Ma credo che dovrebbe nascere per ben altri motivi».
Il trasporto pubblico a Milano è carente? Va incrementato?
«Il trasporto pubblico a Milano non è carente, ma se si prevedono chiusure e “congestion charge”, va potenziato».
Si dice che oggi manchi una cultura ambientalista e che i blocchi servono a insegnare nuovi stili di vita.
«Non mi pare che manchi una cultura ambientalista. Forse, anzi, c’è troppa emotività e fretta in un campo nel quale si è sempre in ritardo, ma che richiede progetti di lungo periodo».
Per esempio?
«Il potenziamento del servizio ferroviario regionale: secondo passante, miglior uso del primo o delle linee metropolitane. Tempi lunghi».
Cinque euro da gennaio per entrare in centro in auto sono tanti. È una decisione equa?
«Quando si deve pagare, nulla appare equo. Ma se l’Ecopass, che è una tassa, può servire a ridurre il traffico e a incassare soldi per interventi sul trasporto pubblico, può essere accettato».
Chiusura del centro, spicchi, targhe alterne, pedonalizzazione?
«Ci vuole un mix: centro storico salvaguardato almeno dal troppo traffico, isole pedonali in diverse zone della città, mezzi pubblici non inquinanti. Buona volontà e molta pazienza».
La buona volontà serve, ma non basta.
«L’ho detto, servono tante misure insieme. Ma non bisogna certo aspettarsi di risolvere un problema così grave in un attimo. Ci vuole tempo, ma non bisogna drammatizzare».
Da sindaco lei pedonalizzò il centro di Milano.
«Organizzai un referendum nel 1985 sulla chiusura, senza alcuna tassa, del centro: 70 per cento a favore. E votavano tutti, perché era legato alle elezioni».
Ha funzionato?
«Ha funzionato fino al 1996, poi è stato cancellato».
Tolse le auto da piazza Duomo.
«Piazza Duomo prima, con Corso Vittorio Emanuele. Interventi propedeutici alla chiusura del centro».
In via Monte Napoleone vinsero le proteste dei commercianti.
«Facemmo marcia indietro, era difficile vietare un’area di rilevanza internazionale meta di stranieri».
E oggi?
«Oggi mi sembra che anche lì ci sia più disponibilità alla chiusura».
Pisapia come si sta muovendo?
«Con la giusta prudenza. Siamo in ritardo, ma questo non è un buon motivo per generare allarme».
È sulla strada giusta?
«Mi chiedo solo se sia stato fatto un piano, se si sia predisposto un progetto strategico».
E chi lo dovrebbe fare?
«Ci sono tantissimi esperti».
Ma alla fine a decidere è la politica.
«Il politico non deve essere un esperto. Però li deve consultare».
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