Cronaca locale

Tognoli: «Penati voleva ingannarmi, ma non ci sono cascato»

«Tu vuò fa l'americano, mmericano! mmericano...». Mi è venuta in mente questa vecchia canzone del mitico Renato Carosone leggendo le accuse che l'ineffabile Filippo Penati, candidato del Pd alla presidenza della Provincia lancia al suo rivale del Pdl Guido Podestà. Da tempo, infatti, Penati accusa Podestà di non accettare un faccia a faccia televisivo: «Sfugge al confronto, il mio avversario ha paura».
Già, vedendosi sfilare la poltrona su cui è rimasto inutilmente seduto per cinque anni (anche i sondaggi commissionati da lui lo danno per irrimediabilmente battuto), Penati si aggrappa a qualsiasi cosa nella speranza di andare almeno al ballottaggio augurandosi, forse, un improbabile colpo di testa della Lega.
E così il democratico Penati spinge per un faccia a faccia televisivo sognando ribaltoni all'americana. Ma qui, caro presidente, siamo in Italia e non negli States; qui il confronto tra i due candidati davanti alle telecamere non è obbligatorio; agli italiani di vedere lei e Podestà accusarsi a vicenda, magari insultarsi, vantare programmi e intenzioni che, se va bene, saranno attuati in minima parte, non importa un fico secco. Chi voterà per lei darà il voto al Pd, chi voterà Podestà darà il voto al Pdl. Oltretutto si tratta di votare per un ente che la stragrande maggioranza degli italiani considera talmente inutile da volerlo abolire.
E non è un caso che a chiedere questi faccia a faccia in diretta tv sia sempre la parte più debole, quella che ha meno possibilità di vincere. Ma scusi Penati chi glielo fa fare a Podestà di esaudire questo suo desiderio? La campagna elettorale dell'esponente di centrodestra è partita con notevole ritardo rispetto alla sua. Podestà dice che preferisce andare in mezzo alla gente, parlare con chi andrà a votare, cercare di convincere le persone a votare per lui.
Faccia così anche lei Penati.

Adesso che non ha più il gigantesco apparato organizzativo del vecchio Pci deve imparare un po' ad arrangiarsi.

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