Al Togo nessuno fa più credito: la nazionale viaggia in pullman

Lomè non è solo la patria delle Nana Benz, le chiassose e corpulente proprietarie di quasi tutti i taxi che si riconoscono facilmente dal variopinto copricapo e dai pacchiani monili d’oro, ma è anche un porto di mare dove ogni allenatore trascina le proprie speranze prima di essere cannibalizzato, non inteso come un eccesso del senso ludico della gastronomia. Sei si sono alternati in altrettante partite della nazionale del Togo per ottenere, solo per il rotto della cuffia, la qualificazione alla Coppa d’Africa in Angola. Il problema è che la squadra che schiera in attacco l’astro del Manchester City Emmanuel Adebayor, da tempo nel mirino del Milan, non ha lo straccio di un quattrino per sostenere la trasferta a Luanda.
La federazione, guidata dal pittoresco colonnello Rock Gnassingbe, 44 anni, padre padrone del calcio togolese e fratello minore di Faure, uno dei tanti dittatori pazzoidi disseminati nell’Africa Nera, è insolvente. Quasi per moda o per abitudine non paga i conti di alberghi e ristoranti nei quali gli Eperviers (gli sparvieri, il nickname da bestiario è una prerogativa del calcio di madre Africa) alloggiano. La notizia ha fatto il giro del continente ed è arrivata anche in Angola. Al momento non esiste un solo albergatore disposto a far credito alla nazionale impegnata in Coppa d’Africa dal prossimo 11 gennaio. L’unica alternativa per onorare l’impegno sportivo è quella di convincere i calciatori a pagare di tasca propria la trasferta. Adebayor, che è anche il capitano del Togo, si è incaricato di raccogliere tra i colleghi il denaro necessario, ma ad una condizione, che la federcalcio o il governo (che a queste latitudini sono la stessa cosa) si accollino le spese aeree. Ma qui sorge un altro problema: il ministero dello sport è insolvente anche con la Compagnie Aerienne Togolaise, notizia che sembra non scomporre più di tanto Rock Gnassingbe il quale ha invitato gli Esperviers a raggiungere Luanda in pullman. Una gita fuori porta da 2.136 chilometri. È una delle tante situazioni ai confini della realtà che sta vivendo il calcio togolese. In poco più di quattro anni la squadra rivelazione del continente africano è diventata una barzelletta. Nel 2006 approdò in Germania al termine di una cavalcata trionfale a spese di Senegal e Zambia. Le sconfitte contro Francia e Svizzera non cancellarono le ottime prestazioni dell’allora emergente Adebayor, del portiere acrobatico Kossi Agassa e del maratoneta Moustapha Salifou.
Il Togo insomma vede... nero, almeno fino a quando Rock il cannibale imperverserà con la delicatezza di un pachiderma in una cristalleria. Nella sua mente contorta si annidano in rapida successione intuizioni deliranti. Lo scorso ottobre chiese spiegazioni sulla mancata convocazione di tal Salou Tadjou, deceduto disgraziatamente nel 2007.

In vista della Coppa d’Africa vorrebbe persuadere la gloria togolese Bachirou Salou a tornare a vestire la maglia della nazionale. Per la cronaca l’ex centravanti del Borussia Dortmund ha compiuto 40 anni, si è ritirato nel 2006 e, come se non bastasse, pesa almeno quanto una delle Nana Benz. Copricapo escluso.

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