8 al libro «Breathe» (Respiro). Una propedeutica boccata d'ossigeno. A Milano Andrew McLardy ha raccontato di averlo scovato in un ripostiglio a casa sua in Sud Africa. Lo ha letto tutto... di un fiato e ha immediatamente messo in pratica sul campo da golf le corrette tecniche di respirazione che vi sono descritte. Risultato: avendo ormai il respiro potente come lo scoiattolo della Vigorsol, nel corso delle ultime nove a Milano... ha letteralmente gelato le ambizioni di Nick Dougherty.
7 a Jeev M. Singh. «L'elogio della lentezza». Milan Kundera quando scrisse questo romanzo doveva avere ben in mente il golf dell'indiano. Il quale, per swingare con quella calma nirvanica che ha ipnotizzato il pubblico di Tolcinasco, deve evidentemente seguire una dieta a base di solo pane e Valium. Oppure, più semplicemente, ha i neuroni da fachiro impostati naturalmente sul rallentatore. Comunque meraviglioso.
7 al caddie di Paul Lawrie. Rottweiler con pedigree. Andy «good looking» (questo il nome-soprannome del portabastoni) ha catechizzato pazientemente il suo datore di lavoro dopo il disastroso 77 di apertura a Tolcinasco. Su una panchina del driving range, guardandolo dritto negli occhi, gli ha tenuto le mani, l'ha consolato, l'ha spronato. E poi - ringhiando - l'ha murato vivo in campo pratica fino alle otto di sera. Chiamasi la teoria «della carota e del bastone».
5 a Markus Brier. A ragion veduta, ribattezzato «Trophy»... Se avesse vinto lui il Telecom Italia Open, si sarebbero registrati momenti di grande imbarazzo-confusione alla cerimonia di premiazione: al canonico sollevamento della coppa riservata al vincitore, sarebbe stato davvero arduo distinguere dove iniziavano le «orecchie» del trofeo e dove invece finivano quelle di Brier...
2 alle condizioni meteo del Telecom Italia Open. Irritanti.
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