«Tolleranza zero con i rom irregolari»

da Milano

Molotov e barricate non fanno cambiare idea al Comune, «in Triboniano non ci può stare un rom in più». Parola di Riccardo De Corato. Per il vicesindaco «la matematica non è un’opinione, e lì non c’è spazio anche per un solo rom in più». Assioma dell’amministrazione di centrodestra che, il giorno dopo la rivolta dei rom irregolari, va avanti sulla strada della «tolleranza zero verso chi sgarra», chi sceglie di non rispettare le regole della convivenza civile.
Linea che vince, quella della giunta guidata da Letizia Moratti, e presa nel nome e per conto dei cittadini, «dei milanesi obbligati a convivere con l’illegalità perché abitano a due passi da quella favela di Triboniano e dagli altri insediamenti abusivi spalmati sulla città» annota il vicesindaco. Virgolettato di chi sa di aver dalla sua anche il sostegno del centrosinistra, Rifondazione esclusa, con tanto di mozione bipartisan per il numero chiuso e l’azzeramento dei campi abusivi. «Quella delibera avalla la politica degli sgomberi di un’Unione che, speriamo, ritorni in sé» chiosa amaro Nello Patta, segretario provinciale Prc, mentre pure il ds Filippo Penati invita i rom ad andarsene «poiché rifiutano qualsiasi politica di integrazione».
L’immagine - «inqualificabile» la definisce il presidente della Provincia di Milano - delle baracche bruciate dai rom, delle roulotte distrutte dai rom e dei ghisa finiti al pronto soccorso per le botte dei rom sono fotogrammi che pure per Tiziana Maiolo, assessore di Palazzo Marino, testimoniano «la non volontà di integrarsi»: «Non possiamo ospitare persone che vogliono palesemente vivere fuori dalla legge, in Europa siamo rimasti gli unici a non capirlo».
Giudizio condiviso anche da altri assessori ed esponenti dell’amministrazione comunale che, comunque, avverte la necessità di governare la questione rom e offrire soluzioni reali, possibili e concrete. Come quella proposta dal sindaco Letizia Moratti che vuol fare divenire legge nazionale quel patto per la legalità di Milano (prevede un accordo tra i nomadi e i rom, il Comune e il governo attraverso la Prefettura, ndr). Sì, quel patto che, giovedì, in quell’angolo a nord, Triboniano, - trasformato da anni in una discarica a cielo aperto dove pure capipopolo antagonisti sono ricomparsi a soffiare sul fuoco - è stato unilateralmente calpestato e violato deve «essere elevato a norma nazionale» dice il primo cittadino ambrosiano. «Patto in cui gli immigrati accettino le regole del Paese, e cioè mandino i figli a scuola, facciano tutti i controlli igienico-sanitari che sono previsti, non sfruttino e non abusino di minori e, attenzione, in assenza dell’accettazione di queste regole non rimangano nel nostro Paese».
Proposta tra rigore e solidarietà all’indomani della rivolta dei rom irregolari: gli stessi che, ieri, sono stati allontanati dalle forze dell’ordine. «Invitati a non presidiare più l’entrata di quel campo, dove il Comune sta procedendo alla bonifica del terreno» spiegano dalla Questura. Invito con incluso «un posto letto nei dormitori del Comune per gli uomini e un tetto per le donne e i bambini nella sede della Protezione civile».

Proposta rifiutata dagli irriducibili che scelgono di restare in mezzo ad una strada, anzi sulle aiuole del cimitero Maggiore di Milano. E con loro sempre i capipopolo dell’antagonismo in salsa meneghina. Ultimi fuochi di una rabbia che non fa certo paura all’amministrazione del centrodestra.

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