Alle origini di Al Qaeda potrebbe essere il sottotitolo de La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols, storia del reale rappresentante texano (Tom Hanks) al Congresso di Washington che riuscì a far moltiplicare gli stanziamenti segreti degli Stati Uniti per le bande armate islamiche in Afghanistan fra il 1980 e il 1989, dotandole in particolare dei missili Sting, usati contro gli elicotteri sovietici.
Alcuni di quegli Sting sono ancora sul mercato delle armi e oggi abbattono, in Irak, elicotteri statunitensi, quando qualcuno può acquistarli con i proventi dei sequestri di stranieri...
Quasi ottantenne, Nichols ritrova il brio di Comma 22, girando un film di quelli che erano normali negli anni Settanta, quando non era strano che un soggetto verosimile, sostenuto da una sceneggiatura smagliante, trovasse i soldi per diventare un film per cittadini, non per consumatori.
Quando comincia il film, Wilson è un parlamentare malleabile giunto al terzo mandato; soltanto a causa di una matura e disinibita finanziatrice (Julia Roberts) si fa coinvolgere nel caso Afghanistan. È per compiacerla che manda all'incasso tutti favori fatti ai colleghi su questioni per lui senza interesse e allestisce, grazie a un agente della Cia (Philip Seymour Hoffman, eccezionale) un bis dell'Irangate, passando anche per grande politico.
Nichols non chiude il film con la churchilliana constatazione «d'aver ucciso il porco sbagliato» perché era evidente ancor prima dell'11 settembre 2001.
LA GUERRA DI CHARLIE WILSON di Mike Nichols (2007), con Tom Hanks, Philips Seymour Hoffman, Julia Roberts. 92 minuti
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