Roma - Aula della Camera al gran completo per il voto finale sul Lodo Alfano. Per l'opposizione parlano i big: per il Pd, prima Massimo D'Alema, poi Piero Fassino e per la dichiarazione finale Walter Veltroni. Per l'Udc invece interviene Pier Ferdinando Casini. Gran parte dei deputati del Pd leggono il 'messaggio fotocopia' per dire che questa è "una legge per salvare il premier". Ma i più agguerriti sono i parlamentari dell'Idv capitanati da Antonio Di Pietro che, nel suo intervento, si rivolge continuamente "al presidente del Consiglio che non c'é" e "al presidente del Consiglio contumace..." per dire che l'"ennesima legge" fatta su misura per salvarlo non è altro che "un pasticcio giuridico".
I big del Pd E' forse D'Alema quello che catalizza di più l'attenzione nell'emiciclo di Montecitorio, (che però di prima mattina non è ancora gremitissimo), soprattutto quando, sferzante, definisce "una leggina" la norma che getta nello scompiglio i palazzi del potere. Ma è Veltroni l'unico che riesce a strappare un applauso bipartisan, quando, rivolgendosi a Di Pietro lo critica per non aver "preso le distanze da una piazza che insulta". E il battimani viene accolto con un sorriso dai dipietristi che sottolineano, indicandoli con le mani, i fronti opposti che convergono nella critica al loro leader come a dire 'vedete che c'é l'intesa?'. Ma D'Alema non parla solo pubblicamente in aula. Anche quando é seduto al suo posto è insolitamente loquace. Soprattutto con la sua compagna di banco Marianna Madia che ascolta annuendo. Seduto di traverso con il gomito appoggiato sul banco per reggersi meglio la testa con la mano, non smette di conversare neanche quando interviene Fassino.
Barbato contro Landolfi: è tensione L'unico episodio di tensione in aula è quando Franco Barbato (Idv) invita la maggioranza ad estendere il lodo Alfano anche a Mario Landolfi "visto che su alcuni giornali come il 'Mattino' di Napoli si dice che lui abbia preso i voti della camorra...". Tutti i deputati del Pdl si alzano in piedi e molti, come Antonello Iannarilli, con tanto di mani intorno alla bocca a mò di megafono, strillano insulti del genere "coglione" e "mascalzone" al dipietrista campano. Alternandoli con fischi 'alla pecorara' lunghi e intensi. Il vicepresidente Rosi Bindi ci prova a riportare la calma, ma Italo Bocchino (Pdl) la critica per non aver tolto la parola a Barbato. Tocca a Landolfi difendersi definendo il 'collega' dell'Idv un "cane rabbioso" che dovrà rispondere dei suoi "insulti in Tribunale".
Di Pietro vota no all'emendamento del Pd La seduta sancisce che tra Pd e Idv è rottura. L'unico emendamento che passa del Pd riceve il 'no' dell'Idv e quando Veltroni interviene non perde l'occasione per 'bacchettare' Di Pietro. Quando quest'ultimo prende la parola i banchi del Pdl si svuotano.
Pianisti e il cravattino-drappo In attesa delle macchinette 'rivela-impronta' i pianisti impazzano. All'ultimo banco Carmine Patarino e Gianni Mancuso si danno da fare per non far sentire troppo al gruppo la mancanza dei colleghi assenti incuranti del flash dei fotografi.
Di look stravaganti se ne notano diversi in questa legislatura, ma non passa inosservato il drappo verde-padano portato con non-chalance da un deputato leghista: una sorta di papillon disfatto, ma non sagomato, che ricorda un po' il 'pallio' papale. Il mistero su cosa sia in realtà non viene risolto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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