Tonino, l’incandidabile

Beppe Grillo e Antonio Di Pietro, se fossero due personaggi coerenti, non dovrebbero mai entrare nel Parlamento italiano. Nel caso di Di Pietro, che è il politico preferito da Grillo, entrare mai più. Di Grillo già lo rivelammo: il comicante, in ossequio alla sua proposta di scacciare i parlamentari condannati, non potrebbe candidarsi perché negli anni Ottanta fu condannato a un anno e 3 mesi per omicidio colposo.
E uno può dire: infatti Grillo mica è candidato, sta solo armeggiando con delle liste. Ma Di Pietro? Nel suo programma, appena pubblicato sul suo sito, non c’è solo un generale «inasprimento delle pene» sparpagliato da tutte le parti, nonché l’interdizione dei parlamentari condannati anche solo in primo grado: come ha notato Sandro Gilioli sul sul blog, al punto 7, seconda riga, si legge della «Limitazione dell’elezione a parlamentare per massimo due legislature».
E questa è una notizia, perché significherebbe che Di Pietro è fuori.

Se anche obiettasse che per legislature intende mandati pieni, insomma dieci anni in Parlamento, beh, sono appena scaduti: Di Pietro, due volte ministro, fu eletto per la prima volta nel 1997, candidato da D’Alema, senza contare che frattanto è stato anche Europarlamentare. Oltretutto, pur scagliandosi ogni giorno contro la famosa casta, prenderà tre pensioni.

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