Un unico grande striscione, «no al cemento nel parco», srotolato e affisso nellaula consiliare dai rappresentanti di tre associazioni culturali, due comitati di quartiere, un centro diniziativa popolare, unassemblea degli abitanti e tanti privati cittadini. È iniziata così la manifestazione di protesta, pacifica ma risoluta, che si è svolta ieri pomeriggio nel Municipio VII contro ledificazione di quattro palazzoni di sei piani, sovrastati da una torre e un centro commerciale, allinterno del parco di Tor Tre Teste. Il più classico dei pugni nellocchio, un ecomostro dallenorme ricaduta sul piano ambientale, che prevede un insediamento complessivo di 137mila metri cubi giusto a due passi dallacquedotto Alessandrino e dalla chiesa delle Tre vele dellarchitetto Meier.
«Non capiamo - esordisce Luigi Giacinti del coordinamento per la difesa del parco, prendendo la parola in Consiglio - come sia possibile che tutto intorno esistano dei vincoli archeologici e paesaggistici, i quali incredibilmente sono spariti nellarea designata dal Comune per questopera. Crediamo che la delibera sia viziata allorigine da un atto di speculazione bello e buono. In più, è mancato totalmente il confronto con i cittadini». Cittadini che per nessun motivo vogliono rinunciare agli spazi verdi e consegnare al traffico e allo smog le loro strade: promettono perciò di proseguire la loro battaglia, nonostante i segnali confortanti siano pochi e i rilievi geognostici e idrici siano già cominciati. Le associazioni, nello specifico, reclamano limmediato annullamento della delibera che ha approvato il progetto e avanzano proposte: «Domani - spiega Maria Elena Tomassini del coordinamento - presenteremo in Campidoglio un progetto alternativo, che tenga conto dellimpatto ambientale e acustico del comprensorio. Anziché valorizzare larea come sarebbe giusto fare, finiranno per rendere il quartiere invivibile».
Chi ha cercato di calmare le acque è stata Armilla Berchicci, presidente del Consiglio comunale, dicendosi disponibile ad accettare in corsa aggiustamenti strutturali e ricordando che il 10 per cento dei nuovi edifici saranno affittati per otto anni a «canone concordato», combattendo così lemergenza abitativa. È stato proprio in quel momento però che la protesta è montata ancora di più e sono volati alcuni fischi: tale provvedimento, infatti, è visto da più parti come uno specchietto per le allodole per ottenere la concessione a costruire, derogando al Piano regolatore generale che di fatto la impedirebbe.
Le perplessità sullinsediamento, comunque, non riguardano solo i residenti o lopposizione, ma trovano consensi anche in alcuni consiglieri di maggioranza: «Questa grande cementificazione che va a cancellare un grosso pezzo di parco - chiosa Antonella Mariani dei Verdi - è un grave attentato alla salute dei cittadini e va impedito». Sulla stessa linea anche Carlo Giuliani dei Moderati per Veltroni: «Ribadiamo il nostro fermo no perché, oltre ai vincoli archeologici, nella zona è presente una falda acquifera. Non sappiamo a che rischi ci stiamo esponendo». Anche Alleanza nazionale è molto sensibile alla questione: «Siamo stati contrari - ricorda il capogruppo Lorena Vinzi - fin da subito.
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