Torino - Da sempre conosciuta per la sua
tradizione nell’ambito degli studi e delle ricerche sulle culture orientali, la
città di Torino inaugura una nuova importante struttura museale dedicata
alle arti asiatiche. Il Museo d’Arte Orientale (Mao) aprirà il 5 dicembre e
sorgerà nel cuore della "città romana", in particolare nelle sale del
ristrutturato Palazzo Mazzonis, Settecentesca residenza nobiliare
trasformata in spazio museale dall’architetto Andrea Bruno.
Elkann: "Grande vitalità del capoluogo piemontese" Il Mao, promosso dal comune di Torino in collaborazione con la
regione Piemonte, e realizzato dalla Fondazione Torino Musei grazie al
contributo della Compagnia di San Paolo, avrà un patrimonio di circa 1500
opere, con alcuni pezzi di elevato prestigio, che porranno la struttura
museale a livello delle principali istituzioni europee operanti in questo
ambito. "Il nuovo Museo d’Arte Orientale di Torino - ha sottolineato Alain
Elkann, consigliere per gli eventi culturali e per i rapporti con l’estero del
ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi - si iscrive in un percorso di
grande vitalità del capoluogo piemontese".
Torino città industriale, ma "anche importante centro della cultura
studiata - ha proseguito Elkann - con la sua Università, e di quella fruita,
con i suoi importanti musei e le sue istituzioni. Nel capoluogo piemontese,
grazie all’eccellente collaborazione e alle sinergie create tra le varie
amministrazioni, e con il contributo fondamentale delle fondazioni
bancarie, sta sorgendo un vero e proprio percorso che riguarda l'antico".
"Speriamo che si continui a investire il denaro in maniera così intelligente.
Quello che è certo è che il ministero e il ministro Bondi incoraggiano
queste importanti iniziative che danno un volto nuovo a Torino"
Tassello prestigioso Un prestigioso "tassello che va ad aggiungersi - ha sottolineato
l’assessore alla Cultura del comune di Torino, Fiorenzo Alfieri - ai beni
culturali della nostra città. Il progetto era in cima al programma culturale
del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, fin dal 2001. Questo perchè già
allora c’erano i primi segnali di quello straordinario processo di evoluzione
messo in atto dai paesi dell’est asiatico, e che avrebbe influenzato in
seguito tutta l’economia internazionale.
La città di Torino, inoltre, ha sviluppato (fin dal periodo dei Savoia), un
interesse "molto forte per le culture lontane - ha proseguito Alfieri -
dall’Egitto fino alla Cina e al Giappone. Questo ha prodotto significativi
nuclei collezionistici, diventati poi patrimonio della città, e che ora
andranno a formare il "corpus" espositivo del nuovo museo. Se a questo si
aggiunge che Torino è una città di nuova emigrazione, e che il Mao,
attraverso la conoscenza più approfondità delle culture e delle arti
orientali, contribuirà in maniera importante ai processi di integrazione, si
capisce perchè l’amministrazione comunale ha puntato su questo
progetto".
Gli stranieri ci si riconosceranno Molte comunità presenti oggi nel capoluogo piemontese, quindi, si "riconosceranno - ha concluso Alfieri - nelle popolazioni e nelle tradizioni
artistiche che troveranno spazio nella nuova struttura".
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