da Torino
A dare lallarme al 112 è stata la moglie. «Non riesco a entrare in casa, cè del sangue che esce da sotto la porta», ha urlato la donna al telefono. Quando i carabinieri sono giunti nellabitazione in via Parini 25, a Venaria, appena fuori Torino, hanno trovato il corpo privo di vita di Flavio Feltrin, 53 anni, noto corista del Teatro Regio, in un lago di sangue, con la schiena appoggiata sul pavimento del salone. Viso, braccia e addome sfigurati dalle pugnalate. Nello stesso tempo, in un pronto soccorso della città lassassino, il ventunenne Emilio Raco, si faceva medicare le ferite riportate durante laggressione al corista. Ai carabinieri, qualche minuto dopo, avrebbe confessato il delitto: «Sì, lho ucciso. Si è sempre opposto alla relazione fra me e suo figlio».
È giovedì sera quando scatta lallarme. Sono passate da pochi minuti le 18 quando la moglie di Feltrin rientra in casa. La donna infila le chiavi nella serratura, ma la porta non si apre. È bloccata, qualcosa dallaltra parte impedisce lingresso nellalloggio. Da sotto la porta esce del sangue. La donna sconvolta, telefona al 118, poi ai carabinieri che intervengono sul posto.
I segni sul corpo del corista del Teatro Regio non lasciano dubbi: Feltrin è stato colpito da decine di pugnalate. Nellaria cè un acre odore di gas. Scatta la caccia al responsabile, mentre gli interrogativi sullorribile fine del corista si rincorrono senza risposta. Feltrin era sposato e aveva un figlio, la sua era una vita normalissima, senza segreti o pagine buie. La svolta nelle indagini avviene qualche minuto più tardi, quando un vicino di casa della vittima punta lindice contro un amico del figlio. «È stato lui racconta ai carabinieri lho visto uscire di corsa dallalloggio. Si chiama Emilio Raco». Scatta la caccia al presunto responsabile, che è ancora a Venaria, nel pronto soccorso dellospedale. Si è presentato per farsi medicare una ferita, un profondo taglio al braccio. «È stato un marocchino racconta il ventunenne -, mi trovavo allinterno del centro commerciale I Portici per fare compere quando lo straniero si è avvicinato, nel tentativo di portarmi via il portafoglio mi ha ferito». Ma la versione dei fatti fornita da Raco non appare per niente credibile. E poi, a poche centinaia di metri di distanza da quel pronto soccorso, cè il corpo di un uomo che giace senza vita in un lago di sangue. In caserma bastano poche domande per far crollare il ventunenne. E in una sua tasca viene anche ritrovato un coltellino ancora sporco di sangue. È la prova che i militari cercavano, Emilio Raco, studente universitario, scoppia in lacrime e confessa il delitto. «Sì, sono stato io racconta ai militari sono andato da lui e lho pugnalato, poi ho aperto il gas per far credere che si trattasse di un suicidio».
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