da Torino
I lunghi capelli neri le coprivano i tratti adolescenziali del viso. Sangue rappreso tra le ciocche, tagli e ferite sulla testa provocate da inaudita violenza. Primi segni di decomposizione. Un'immagine cruenta quella descritta dai poliziotti che per primi hanno visto il corpo di Deborah Rossi, 20 anni, uccisa giorni fa nel suo appartamento di via Stradella 12, alla periferia ovest di Torino. Di sfondo al corpo martoriato di questa giovane donna, disordine, muri scrostati e mobili di fortuna. Segni di una vita tutt'altro che agiata che scorre tra mure di un condominio di ringhiera abitato in prevalenza da extracomunitari di varia nazionalità che più di una casa cercano un rifugio per qualche mese.
Deborah Rossi abitava lì, al primo piano. Camera, cucina, bagno, ingresso da ballattoio, un minuscolo appartamento che divideva da circa un anno con il marito marocchino, in carcere da due mesi per droga.
Il medico legale, dopo un primo esame, ha detto che la ragazza sarebbe stata uccisa tre o quattro giorni fa probabilmente con un ferro da stiro. Alcuni elementi, inoltre, inducono il medico a ritenere che la ragazza fosse incinta, ma solo l'autopsia potrà confermarlo. La vittima era partita da Pistoia, dove vivono ancora i genitori. E' stata l'apprensione della madre, che non la sentiva da qualche giorno, a far sì che la polizia scoprisse il corpo. Debora Rossi, oggi, avrebbe compiuto 20 anni. I poliziotti hanno trovato la porta dell'appartamento socchiusa: il corpo della giovane era nell'ingresso, indossava un paio di jeans e una maglietta.
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