Torna l’«Enciclopedia» per le donne perfette

Tutte le regole per diventare vere «signore», raccolte nello storico compendio degli anni Sessanta

Eleonora Barbieri

Quarant’anni dopo, La grande enciclopedia della donna può sembrare un manuale di curiosità archeologiche. Fra i «magnifici anni Sessanta» e il nuovo millennio è successo di tutto, e anche il galateo è rimasto terreno di poche signore. Quelle dei salotti, della buona borghesia, dell’ex aristocrazia: le inarrivabili. E anche allora, forse, quelle regole durarono poco: quando i Fratelli Fabbri hanno concluso la pubblicazione, a metà degli anni ’60, il vento stava già cambiando, e le signorine pure. Lo dice anche Lella Costa nella prefazione al nuovo «compendio», appena riproposto da Rizzoli: quelle regole sono preziose, proprio perché sono scomparse così in fretta.
Adesso tornano, condensate in 224 pagine, accompagnate dalle immagini dell’epoca: e la tentazione di sbirciare quei consigli «per diventare ragazze mogli madri perfette» è sempre forte. Le regole possono anche irritare, come quelle sul «bon ton in pubblico». Per strada, ad esempio, la signora sola «non corre, non ancheggia, non fuma ed è sempre ordinata». Sarebbe anche bello: se non ci fossero i tram. E la signora (sempre sola) al bar «consuma in piedi al banco, ricordando che il suo sesso le impone maggiore riservatezza e discrezione». Se è accompagnata «si lascerà guidare, consigliare, proteggere dal suo cavaliere; eviterà di prendere delle iniziative e di rivolgersi direttamente al cameriere». È un’irritazione futile: perché le prime ad aver distrutto un contesto così ingessato sono state le signore, le quali, però, non si sono dimenticate di qualche buona norma, soprattutto se comoda: l’uomo apre la porta e lascia passare, l’uomo raccoglie qualcosa se cade per terra. L’uomo cavaliere, ovviamente, cioè un’ombra e, perciò, è tutta una questione di equilibrio, fra scherzo, indignazione post femminista e battutina. Passi tu, passo io. Fino a che il vicino ti sbatte in faccia la porta dell’ascensore.
La «signora», a quel punto, sarebbe inorridita, ma senza insultare il vicino. E la «signora» ha anche una dote inspiegabile, perché «quando è ospite su una macchina altrui, non dà consigli al guidatore, non critica i suoi metodi di guida e non pretende di tenere tutti i finestrini ermeticamente chiusi, quando lui scoppia dal caldo». Sicuramente anche le meglio intenzionate, le lettrici dell’Enciclopedia fin dal primo fascicolo, avranno subito trasgredito. L’aspirante donna perfetta sapeva (o fingeva di sapere) tutto su come piazzare gli ospiti a tavola, dove sedersi in auto, come abbinare letto, tende e coperta e come gestire i rapporti con la «servitù».

Sapeva giocare con certe parole che sanno di nostalgia: l’angelo del focolare, l’arte di far visita, la buona conversazione, gli oggetti di gusto, il prendisole. Somigliava a Daniela Bianchi, cioè Tatiana Romanova, in Dalla Russia con amore. Sull’Orient Express sfoggia un corredo immacolato, ed è perfetta anche quando sviene. Ma è una spia, e conquista Sean Connery.

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