Torna l’energia elettrica: si accende la speranza per la centrale a rischio

Il sistema di raffreddamento riprende a funzionare Nei rubinetti di Tokyo riscontrate tracce radioattive

Torna l’energia elettrica: si accende la speranza per la centrale a rischio

L’energia elettrica è l’ultima possibilità del Giappone. Sono passati nove giorni da quel maledetto 11 marzo. Da allora si cerca disperatamente di disinnescare la maledizione Fukushima. Lavorano senza sosta i 50 pompieri venuti da tutto il Giappone, così come non si fermano gli operai e i tecnici. Neppure i sei operati che sono stati contaminati da un’esposizione eccessiva di radiazioni. Ma l’azienda ha precisato che stanno comunque continuando a lavorare perchè non mostrano segni evidenti di contagio.

Escono i fumi radioattivi che contaminano la terra, la nube sporca scende verso Tokyo, la gente è stata evacuata, ma non basta. Ci sono i feriti nucleari, gli intossicati, i radioattivi, la paura del contagio. Le pillole di iodio. Ma è l’energia elettrica che ora può davvero fare la differenza: è così che si alimenta il sistema di raffreddamento. Ecco perché quei cavi che tornano a funzionare sono più importanti delle 50 tonnellate di acqua marina sparate sui reattori, meglio dei quintali di sabbia e di cemento da buttare sulla centrale. Per questo il Giappone tira un sospiro di sollievo quando il governo dichiara che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono funzionanti. L’agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. Intanto arrivano le prime critiche. Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia di sicurezza del Paese, la pianificazione sbagliata ha contribuito alla crisi nucleare. I sistemi di emergenza per l'energia alla centrale nucleare erano protetti in maniera inappropriata, resi vulnerabili allo tsunami che ha seguito il sisma di magnitudo 9.0 dell’11 marzo. La centrale era progettata per resistere a uno tsunami con un’onda di 5 metri, mentre quella che si è verificata vicino all'impianto era di almeno 6 metri.

Tutto attorno il deserto atomico. Cibi come latte e spinaci prodotti nella zona della centrale nucleare sono risultati radioattivi. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Ma quello che fa davvero paura è la contaminazione dell’acqua. Addirittura nei rubinetti di Tokyo sono state trovate «piccolissime quantità di materiale radioattivo»: tracce di iodio radioattivo. Tracce anche nell’acqua potabile di Gunma, la prefettura confinante con Fukushima. Il portavoce del governo Yukio Edano si è affrettato a precisare che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti «non pongono immediato pericolo alla salute».
Ma la gente ha paura. Per contrastare la contaminazione degli alimenti, le autorità distribuiscono, da tre giorni, pillole o sciroppo di iodio stabilizzato contro il cancro alla tiroide alle persone evacuate. Ma il governo sa che le dosi non basterebbero per tutto il Paese. Il Giappone lancia l’allarme per la sopravvivenza.

Le scorte di combustibile, medicine e altri beni di prima necessità stanno finendo. Il governo del Giappone sta creando un piano di prestito per l'equivalente di 8.

6 miliardi di euro circa, per aiutare le compagnie automobilistiche a riprendersi. Non esiste ancora una stima dei costi del piano di recupero, ma Goldman Sachs ha fatto una previsione di 200 miliardi di dollari di danni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica