Torna l’incubo Thyssen: 4 operai gravissimi

L’inchiesta finì nelle mani del pm Raffaele Guariniello e si è da poco conclusa con condanne pesantissime. E tocca di nuovo a lui indagare adesso sul violento incendio divampato ieri nella fabbrica «La Fumet» di Villastellone, agglomerato di case e fabbriche nella cintura del capuluogo piemontese. Cinque dipendenti che stavano lavorando nell’area stoccaggio dei liquami sono finiti all’ospedale, quattro in gravi condizioni, un altro non corre rischi. Si chiama Abdellah El Kamari, 38 anni, marocchino, l’unico che finora abbia potuto raccontare cosa sia accaduto. «Mi trovavo 10 metri più indietro rispetto agli altri miei colleghi - ha detto - e ho visto che in quattro stavano lavorando dei rifiuti industriali. Poi ho sentito un’esplosione, ho visto l’incendio e sono scappato». I quattro, ricoverati in rianimazione con ustioni sul 20 per cento del corpo all’ospedale Cto, sono suoi connazionali. Si chiamano Hassan Kharboche , 38 anni, Hamed Badreddine, di 42, Moustafà Ganfoudi, Bechir Guizani entrambi quarantasettenni. I medici si mantengono cauti sulle loro condizioni: sono ricoverati in prognosi riservata. A preoccupare non sono solo le ustioni ma anche il possibile avvelenamento dovuto ai gas tossici sprigionatisi nel rogo.
Il procuratore Guariniello, dopo aver ha aperto un fascicolo per lesioni e disastro colposo, al momento contro ignoti, ha disposto il sequestro dell’area. «Ci sono gli estintori e sono funzionanti - spiega Simone De Michelis, rappresentante sindacale nell’azienda - ma tutto viene lasciato alla buona volontà dei lavoratori. Avevamo segnalato - aggiunge - la questione già in occasione di altri episodi analoghi, anche se non così gravi, avvenuti mesi fa ma non abbiamo avuto risposte».
La Fumat, che si occupa di recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti, era già stata teatro di un grande incendio nel luglio del 2003. In quell’occasione tuttavia non ci furono feriti.
Ieri le cose sono andate diversamente. Stavamo lavorando in un reparto vicino quando abbiamo sentito gli scoppi. Abbiamo visto l’incendio e con le manichette e abbiamo tentato di domare le fiamme. Ma non è bastato». Il titolare della ditta, Sergio Marchiaro, dopo l’incidente è corso in ospedale: Sono venuto a sincerarmi sulle condizioni dei miei ragazzi, che è la cosa che mi interessa di più. Noi sulla sicurezza e sulle protezioni individuali non abbiamo mai lesinato nulla», ha detto entrando al Cto.


«Da una prima ricostruzione - ha aggiunto - sembra che un addetto stesse effettuando una saldatura vicino a un macchinario fermo e, forse, delle scintille sono cadute nelle canaline di scolo dove potevano esserci dei prodotti che hanno preso fuoco».

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