Torna di moda l’auto di papà

Si scrive spider ma si legge Duetto. Chi non se la ricorda, la mitica «scoperta» presentata dall'Alfa Romeo nel 1966? Grazie alla maestria delle linee di Pininfarina e all'affidabilità e potenza del «4 cilindri» della Casa del Portello, il modello - sia pure evoluto nelle forme ma non nella sostanza - rimase in produzione addirittura fino all'inizio degli anni Novanta.
Oggi, il Duetto rappresenta a buon titolo la riscoperta, da parte di un numero sempre maggiore di appassionati, delle auto dei loro papà, di quelle vetture che hanno riempito i loro occhi e i loro sogni per le strade di una Milano e di una Italia in pieno boom economico. Macchine che magari in età di patente non potevano permettersi e che sono diventate via via, col tempo, veri e propri oggetti di culto.
E la passione, si sa, è contagiosa. Così, dopo gli irripetibili anni Sessanta, sulla scia di quello che sta succedendo nella moda, nell'arredamento e nel design in generale, anche la produzione automobilistica del decennio successivo, i più controversi anni Settanta, certamente meno spensierati ma - in termini anagrafici - ormai sufficientemente lontani, sta attirando progressivamente la cospicua attenzione dei fan dell'auto mobile. Con almeno un paio di bei vantaggi, rispetto al decennio precedente: la reperibilità e i costi di acquisto e gestione - oltre che dell'eventuale restauro - delle vetture.
E allora, perché no, togliamoci lo sfizio e andiamo alla ricerca del «giocattolo» preferito. Certo, è anche una questione di tasche, ma non drammatizziamo. Non è mica obbligatorio avere nel box una esclusiva Porsche 911 2.7 RS o una blasonata Ferrari Dino 246 (roba da circa 100.000 euro, a trovarle…), per soddisfare il piacere di possedere una macchina «vera» (per intenderci, con i carburatori e niente elettronica) e soddisfare davvero il piacere della guida.
Se teniamo come limite massimo di spesa i 20.000 euro, credeteci, c’è da togliersi qualche bella soddisfazione: ad esempio, un Duetto in buone condizioni gira attorno ai 16.000 euro, ma ne bastano 4/5.000 per una Alfa Giulia berlina e 7/8.000 per un bell’esemplare di Giulia Gt 1.300 Junior, fino ai 18/20.000 del sontuoso coupè Montreal. Non è differente la situazione in casa Fiat: una divertentissima 850 coupè prima serie vale attorno ai 4.000 euro; un po’ più della berlina 1.300/1.500 (circa 3.000 euro). Con 3.500 euro è possibile reperire un bell’esemplare di Lancia Fulvia berlina 2C, mentre per il coupè le cifre possono variare tra i 5 e i 7.000 euro (modelli speciali esclusi).
E se vogliamo fare un salto oltre Manica, gli appassionati di vetture inglesi, soprattutto spider, hanno solo l’imbarazzo della scelta: 6/7.000 euro per una Triumph Spitfire; circa 16.000 per una TR6. L’esclusivo «mondo» Porsche presenta ancora qualche valvola di sfogo: ad esempio, la 911 SC degli anni 1977/79 «viaggia» attorno ai 16.000 euro (ma è bene affrettarsi!).


Per chi volesse approfittare di una gita fuori porta, oggi è in programma la quinta edizione della «Parchi Cup», prova di navigazione e regolarità che si snoda tra le province di Milano e Pavia lungo le strade dei Navigli leonardeschi (vedi box), organizzata dal Rotary Club «Parchi Alto Milanese» di Parabiago e dalla Scuderia Storica «Chiapparini» di Legnano. La manifestazione benefica, terza prova del «Challenge della Solidarietà» con il contributo della rivista Ruoteclassiche, prevede la partecipazione di un’ottantina di vetture per 60 anni di storia dell’automobile.

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