«È tornata vivibile». «Ma così non ha fascino»

Se la matematica non è un’opinione, a sette milanesi su dieci piace la new version degli Oh bej, Oh bej. Ma, attenzione, il leit motiv dei tre che storcono il naso è solo, diciamo, di natura sentimentale: al Castello Sforzesco, dicono, manca quell’atmosfera calda e intima che si respirava invece nelle viuzze attorno all’Università Cattolica.
Dettaglio che pure Valter, classe 1928, chiede al cronista di annotare ma con una preghiera: «Adesso, basta traslochi. La location del Castello è certamente migliore, non si corre più il rischio di finire schiacciati dalla folla. Certo, nella vecchia sede era più Natale». La moglie l’interrompe: «Più Natale ma con quel pattuglione di clandestini che, finalmente, adesso sono stati esclusi dagli Oh bej, Oh bej». E mentre sta per scattare l’applauso all’assessore Tiziana Maiolo, un turista svizzero osserva che «separare gli abusivi dai regolari è cosa buona e giusta» e che, nel vicino Canton Ticino, non «c’è mai il rischio di imbattersi in commercianti illegali».
Certezza che esportata agli Oh bej, Oh bej fa piacere a mamma Laura: «Negli ultimi anni era l’appuntamento con le cianfrusaglie e con i reduci di qualche centro sociale sparso tra Piemonte e Liguria. Presenze di troppo cancellate grazie all’amministrazione Moratti e come mamma, be’ io mi sento più tranquilla. Sa, è tornata ad essere una fiera vivibile». «Vivibile e caratteristica» la definisce Viviana, 21enne, che però vorrebbe «ancora più tradizione: c’è troppo poca milanesità, quella che - secondo il racconto dei miei nonni - impregnava Milano per quattro giorni». Richiesta, quella di Viviana, che la fa discutere con il coetaneo Massimo: «Milanesità? Identità tradizionale? Ue’, ma siamo in Europa e viviamo nel mondo globalizzato. E, poi, non capisco qual è il problema: ’sti Oh bej, Oh bej mi sembrano tutti uguali, anno dopo anno».
No, qualche differenza c’è e la nota Sara («senza acca»), ventenne leccese che studia alla milanese Accademia di belle arti: «Qui non ci sono abusivi ed è un peccato. Mi sembra che il controllo di polizia fin troppo presente non contribuisca a far smuovere la festa. Quando le bancarelle erano in Sant’Ambrogio c’era un clima più divertente e, perché no, più trasgressivo». Aggettivo, quest’ultimo, che fa andare di traverso il caffé a Giampaolo: «È più che apprezzabile la presenza delle forze dell’ordine. Impensabile tornare indietro anche se nella neo location c’è ancora caos».


Tracce impossibili da cancellare, forse più facile modificare le merceologie offerte a milanesi e non: «Speravamo qualcosa di più» dice Carolina da Borgomanero, «ho ritrovato alcuni ambulanti che incontro settimanalmente ai mercati della mia zona, Cusio-Verbanio-Val d’Ossola». Riassumendo, gli Oh bej, Oh bej non sono da buttare ma da salvaguardare. Obiettivo che, sorpresa, è comune a quello degli uffici dell’assessorato di Tiziana Maiolo. Obiettivo di sette milanesi su dieci.

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