Alla fine chi ha polemizzato sulla poca utilità dell'accavallamento di tre premi per il cinema italiano in un solo mese, i Nastri d'argento, i Ciak d'oro e i David di Donatello, ha avuto ragione. Giuseppe Tornatore si è portato a casa ieri il David sia come miglior regista che come miglior film. Il suo La sconosciuta ha stregato l'Academy del nostro cinema così come era successo pochi giorni fa con i giornalisti cinematografici che gli avevano assegnato anche il Nastro d'argento. Gli altri favoriti, Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti e Nuovomondo di Emanuele Crialese, hanno ricevuto i premi cosiddetti minori che quest'anno, per la fretta della diretta pomeridiana di Raidue, sono stati assegnati in azzardati quanto improbabili tandem, il miglior costumista con il miglior scenografo (entrambi per Nuovomondo). Per Luchetti è andata un po’ meglio con la vittoria per la migliore sceneggiatura di Rulli e Petraglia e il miglior attore, l'acclamatissimo Elio Germano, nei panni di «Accio».
Per il resto la premiazione dei David di Donatello, edizione 51, è filata abbastanza liscia, con le gaffe di sempre, e condotta con una certa verve comica da Tullio Solenghi che ha subito scherzato sul poco tempo a disposizione: «Sarà un record con 26 premiazioni in un'ora e 43 minuti. Stiamo tentando di battere quello attuale di Daniele Piombi». Di cattivo gusto invece la battuta, «Torna a casa Lassie», all'indirizzo di Ksenia Rappoport migliore attrice per La sconosciuta che si attardava sul palco. Peccato perché la brava interprete russa è stata l'unica a esprimere una frase sensata, completa e anche carina nei confronti dell’Italia: «A San Pietroburgo dove vivo io c'era un cinema chiamato “La leggenda” in cui proiettavano anche i film italiani come quelli di Fellini. Per me il vostro cinema è sempre stato una leggenda». Meno incisive le nostre connazionali Ambra Angiolini e Angela Finocchiaro premiate ex-aequo come migliori attrici non protagoniste per Saturno contro e Mio fratello è figlio unico.
Novità di quest'anno è stata l'annuncio delle cinquine in stile hollywoodiano con le clip dei film e poi i volti dei protagonisti fotografati in un implacabile mosaico a mostrare gioia, vera o fasulla, all'annuncio del vincitore. Curiosamente straniante la presenza di Francesco Cossiga che prima di premiare il corto Relatività, sponsorizzato da Telecom, ha candidamente ricordato: «Da giovane ho scritto di cinema ma, avendo fallito come critico, mi sono ripiegato a fare il presidente della Repubblica».
Molto combattivi i tanti esponenti della nostra cinematografia che, gasati dal successo dell'appello per la salvezza del cinema consegnato in mattinata al presidente Napolitano, hanno pensato bene di replicare anche nel pomeriggio. Ecco allora l'intervento di Michele Placido che ne ha riproposto alcuni passaggi strappando lunghi applausi soprattutto nell'evocativo affondo finale: «Perché senza cinema, senza musica, senza arte, senza il bello, si spengono le luci, non si immagina più niente, ci si allontana dal resto del mondo e, buonanotte, si muore di tristezza». Sulla stessa lunghezza d'onda Kim Rossi Stuart premiato come miglior regista esordiente per Anche libero va bene che ha detto testuale: «Dedico il premio ai politici che fanno il loro mestiere, oserei dire, in maniera missionaria, per la gente».
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