Torniamo allo stadio per sconfiggere la violenza nel calcio

Torniamo allo stadio per sconfiggere la violenza nel calcio

Credo che quella di tornare a vedere una gara, comunque, sia la scelta giusta e più opportuna da fare, è l'unico modo per sconfiggere i delinquenti che rovinano le domeniche: dimostrare che la nostra voce è più potente della loro.
Sono molto curioso riguardo al mio ritorno allo stadio; mi chiedo che effetto avrà. E questa volta, non mi ritroverò in curva, ma in tribuna, magari accanto al presidente Garrone e all'amministratore delegato Marotta: sarebbe un'emozione enorme, oltre che un grande onore poter vivere la partita accanto agli uomini che hanno contribuito a riportare la Sampdoria ad un livello che più le compete. E in più, sono convinto che l'atmosfera del Ferraris provvederà a rendere magico quel pomeriggio: in questo stadio così affascinante e così «inglese», sono già stato un paio di volte da bambino e ricordo con piacere le due gare viste, anche perché una, fu l'ultima gara di Roberto Mancini con la maglia blucerchiata: Sampdoria-Fiorentina 1-1.
L'importante, e scusate se cado nel banale, è che sia una domenica di sport, di serenità e che, una volta terminato l'incontro, si parli dei gol e del gioco espresso dalle due compagini, più che del triste contorno, che in questi tempi, sta prendendo la fetta più grossa. Gli appassionati di calcio (ma non solo loro), sono stanchi di assistere a gesti che infangano lo spirito festoso che tutto lo sport deve avere. Che il calcio debba tornare a dimensioni più normali è evidente: le partite della serie A spesso e volentieri si riducono ad un mero pretesto, e passano in secondo piano, non tanto per la qualità del gioco, ma per quello che combinano alcuni tifosi (loro continuano a definirsi così), che pensano bene di apostrofare con insulti razzisti i calciatori di colore o di esporre svastiche naziste, rigorosamente col volto coperto. Oppure quelli che riescono a far saltare un derby o che interrompono per trenta minuti una gara di Coppa Italia. O anche quelli che mandano saluti ad un boss mafioso appena scomparso o che si danno appuntamento al ritorno, a campi invertiti. Mi domando spesso, e non trovo mai le risposte, che senso abbia tutto ciò. Per quale motivo bisogna diventare protagonisti in negativo e dare esempi concreti di stupidità? Non riesco proprio a concepire, e come me, la stragrande maggioranza della gente, la follia di tali gesti. Spendere soldi per l'autostrada, per il biglietto della gara e fare chilometri su chilometri non per gustarsi la partita, ma per insultare, o addirittura picchiare, gli avversari è a mio avviso, da sconsiderati oltre che da criminali e incivili. Non possiamo lamentarci se nei nostri stadi c'è meno gente: non si può rischiare di perdere un proprio caro per assistere ad una partita. Più che i biglietti nominali, credo che la soluzione migliore sia quello di controllare, isolare e arrestare gente che si comporta in modo peccaminoso, ma che rimane a piede libero e si va a vedere le partite, come se non fosse successo nulla.


Ed è importante abbassare i toni, anche in campo, non solo sugli spalti. Si prenda esempio dall'hockey su ghiaccio: la Federazione italiana di hockey ha radiato a vita dalla nazionale, un suo giocatore, reo di aver insultato un avversario con frasi razziste.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica