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"Torno per regalarvi una Benedetta primavera piena di talento e novità"

L'artista conduce un programma dopo 30 anni: "Porterò freschezza, non archeologia della tivù"

"Torno per regalarvi una Benedetta primavera piena di talento e novità"

Roma. Finalmente ritorna. 72 anni, 63 di carriera, 30 che non appariva in un suo show. Ci sono volute montagne di mail da parte di fan adoranti, nonchè tutta la pazienza di Stefano Coletta, direttore intrattenimento Rai, per convincere Loretta Goggi a rompere gli indugi. Da stasera su Raiuno col titolo (che è già tutto un programma) di Benedetta primavera, la più completa, talentuosa - e rimpianta- delle nostre showgirl ha nuovamente un suo programma, pensato scritto e realizzato su (e da) lei.

Cosa l'ha tenuta trent'anni lontana? Cosa l'ha convinta a tornare?

«La Tv di oggi non mi somiglia. In più mi proponevano solo cose celebrative, dal sapore archeologico. Ma anch'io sono cambiata: volevo uno show che, pur nel ricordo di un passato che non rinnego, e anzi amo moltissimo, mi somigliasse per come sono oggi. E poi ho pensato a cosa mi disse Pietro Garinei: La conosci la parabola dei talenti? Se il Signore ti ha donato un talento tu non devi sotterrarlo. Ma farlo fruttare».

Cosa sarà, dunque, Benedetta primavera?

«Un hellzapoppin' che mescolerà tutti i generi che ho frequentato in 63 anni di carriera. Ma in chiave contemporanea. Così reciterò dei monologhi ma anche parlerò con ospiti diversi dei più vari argomenti: con Heather Parisi del varietà, con Claudio Amendola degli sceneggiati, con Bruno Vespa delle parole censurate, con Marco Giallini del politically correct. Farò delle imitazioni, ma di personaggi poco frequentati come Guillermo Mariotto, la regina Elisabetta, Ursula von der Leyen, Laura Morante. Canterò, anche se non ho più la voce di 40 anni fa, e ancora non so se, e come, affronterò Maledetta primavera. Userò la tecnologia per mescolare lo ieri all'oggi, facendo duettare Mia Martini con Mietta, e Anna Tatangelo con Whitney Houston. E a farmi da controcanto ci saranno Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu».

Uno show diverso, difficilmente classificabile.

«Proprio come me. Io non ho mai somigliato a me stessa. Sulla mia carta d'identità c'è scritto semplicemente artista. Non ho un'identità riconoscibile: ho cambiato continuamente generi, perfino look, colore dei capelli, pettinature. E proprio oggi non volevo rimettermi in gioco col paragone di quella che ero. Più che agli ascolti guarderò a quello che una volta si chiamava indice di gradimento».

A proposito del titolo: Morandi era arrivato a odiare Fatti mandare dalla mamma perché dovunque gli chiedevano di cantarla. E lei, in che rapporti è con Maledetta primavera?

(ride n.d.r.) «Ottimi. La amo e sempre l'amerò, ma le mie canzoni non le canto più da dieci anni. Sono troppo legate a mio marito, e non voglio commuovermi. Gli unici insoddisfatti delle continue riproposte di Maledetta primavera sono i miei fan: quelli che ricordano le parole delle canzoni che perfino io ho dimenticato. Ma ne hai fatte tante altre, di belle canzoni!, protestano quando la sentono».

Lei che ha presentato un Sanremo e vinto (moralmente) un altro: come ha trovato l'ultimo?

«Non l'ho visto: registravo fino a tardi. Però finchè lo frequentavo io era ancora il Festival della canzone. Oggi è un programma tv. Pieno di belle cose, ma musicalmente Il rap è dappertutto, la melodia latita. Quello che canta Cenere Lazza si chiama? Ecco: lì un po' di melodia c'è. Io le canzoni voglio poterle cantare».

Quattro persone cui deve dire grazie per la una carriera così unica?

«Majano, che mi scoprì e con La freccia nera mi evitò di restare una bambina prodigio. Baudo che mi spinse a fare le imitazioni, e Noschese a perfezionarle. Infine mio marito Gianni Brezza. Che m'invitò ad essere in scena quella che sono nella vita. E a vivere il presente senza restare troppo ancorata al passato».

Cos'è il successo per lei?

«Quella cosa che, se pensi di averla raggiunta, hai chiuso.

Quindi, per me, il successo deve ancora arrivare».

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