Toro «Raton» e cavalli: vittime dell’uomo

di Oscar Grazioli

Cosa lega la vicenda del toro Raton ai vari palii, il cui archetipo è andato in onda ieri sera a Siena in onore della Madonna Assunta? Apparentemente nulla e invece, a guardare attentamente, c'è una sottile linea di sangue, incoscienza, sudore, polvere e violenza che li congiunge. Ma chi è Raton? Non è un grosso topo ma un toro, anzi il toro del momento, la star dell'estate taurina spagnola, dopo che domenica scorsa nella Plaza de Xativa ha sollevato tra le sue poderosa corna un giovane del paese che, ubriaco fradicio, aveva saltato gli spalti sfidandolo apertamente. Le immagini che prontamente hanno percorso il Net sono impressionanti. Il ragazzo sembra una bambola di pezza, sollevato e colpito più volte da quello che ormai tutti in Spagna chiamano «la leggenda nera e che la stampa di questa nazione, definisce come "mezza tonnellata di muscoli e cattiveria"». Il giovane scriteriato che ci ha rimesso la pelle a Xativa è il terzo cadavere e, man mano che aumentano i cadaveri, aumentano le sue quotazioni. La prima volta che il toro ha colpito a morte è stata a Puerto de Sagunto nel 2006, poi c'è stato l'altro episodio mortale a Bonifairò de la Valldigna, in ultimo quello di domenica a Xativa, durante una delle tante ferias, le feste paesane tanto care agli spagnoli, in cui la tradizione vuole che giovani e meno giovani dimostrino coraggio e virilità sfidando le corna di un toro. Raton, dieci anni (più o meno i nostri 60), mantello nero a chiazze bianche, avendo ferito numerosi altri sfidanti, stava per essere ritirato dalle «competizioni» dallo stesso allevatore suo proprietario, Gregorio Garcia. Troppo pericoloso questo gigante dagli occhi «cattivi», troppo agile, meglio avviarlo alla riproduzione. E invece no, cosa c'è di meglio, per il «popolo bue», di una leggenda nera, di un toro killer capace di spostare le folle da una plaza all'altra? Quale miglior boccone, per chi è avvezzo alla violenza e al sangue dell'arena? E il mito cresce e quando cresce la leggenda, come nel Far West, cresce chi la leggenda vuole diventare, facendo fuori il miglior pistolero che imperversa a ovest del Mississippi. Così i giovani si ubriacano nelle cantinas, sognando di gettarsi nella prossima plaza, forse quella di Sueca, il prossimo 10 settembre o magari quella di Canals, il 24 dello stesso mese. La folla non aspetta altro e non importa il prezzo del biglietto che, adesso è raddoppiato, rispetto all'esibizione dei tori «normali». Facebook ha un'intera pagina dedicata a Raton e i commenti non hanno bisogno di esegeti. C'è chi gli vuole dedicare una strada, c'è chi augura che il mondo si riempia di «Toros asesinos» e chi vede in lui un nuovo Che Guevara.


Gli spagnoli, che ancora oggi adorano queste feste paesane dove il sangue si mescola alla polvere (in onore del solito santo s'intende) attendono l'ennesima bocanada de violencia (sorso di violenza) e qui si insinua quella sottile linea che lega gli spettacoli dove una folla acclamante e senza più ragione, attende che succeda qualcosa allo sfidante, magari non il morto, ma un po' di sangue che cola sulla sabbia o sul tufo. Se no che spettacolo è? Alla fine però le vere vittime sono loro, i cavalli o i Raton.

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