da Ginevra
«In Cina la pratica della tortura è ancora diffusa, anche se in diminuzione nelle aree urbane: il Paese deve intraprendere riforme strutturali ed abolire la rieducazione forzata», lo ha affermato il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Manfred Nowak, al termine di una visita ufficiale di due settimane nel Paese asiatico. Una missione svoltasi ben dieci anni dopo la prima richiesta di intraprenderla rivolta dallOnu a Pechino.
Nowak ha incontrato nel corso della sua missione in Cina (20 novembre-2 dicembre) autorità e membri della società civile, visitato prigioni e centri rieducazione a Pechino, in Tibet, Urumqui e nello Xinjiang: tutti gli incontri con i detenuti si sono svolti in privato e nei luoghi scelti dal relatore, ma durante la visita - afferma Nowak in una relazione resa nota a Ginevra - ci sono stati tentativi di bloccare o limitare le ricerche del relatore. In particolare, diverse vittime e membri delle loro famiglie sono state intimidite dai servizi di sicurezza, sono state sorvegliate o hanno ricevuto istruzioni affinché non incontrassero il relatore. Oppure sono stati fisicamente impediti di farlo. Inoltre - afferma Nowak pur sottolineando «i grandi sforzi» delle autorità cinesi per il buono svolgimento della missione - cè stata una sorveglianza frequente degli spostamenti del relatore e della sua squadra.
Date le circostanze, la vastità e la complessità della Cina e la durata limitata della missione, il Relatore speciale ammette di non essere in grado di fornire conclusioni globali sulla situazione della tortura in Cina. Ma diversi dettagli sono eloquenti. «Negli incontri con i detenuti - afferma Nowak - ho notato un livello palpabile di timore e di autocensura, che non avevo osservato in altre missioni. Molti detenuti non hanno espresso il desiderio di parlare con me e diversi di coloro che lo hanno fatto hanno chiesto una riservatezza assoluta».
Nowak, che ha visitato un centro di detenzione a Pechino per condannati a morte in prima istanza, denuncia le condizioni dei prigionieri ammanettati e con ferri di tre chili alle caviglie ventiquattro ore su ventiquattro.
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