Totò, il lato oscuro della democrazia

La democrazia è il peggiore dei sistemi politici, dopo tutti gli altri. Questo spiritoso elogio del nostro modo di vita è attribuito a Winston Churchill. All’illustre britannico sembra però sfuggire che almeno in una cosa la democrazia è effettivamente il più deleterio dei governi. Lo è nella sua orgogliosa pretesa di acculturare tutti, aprire scuole e università e buttarci dentro qualsiasi cosa abbia fattezze umane. Il risultato è che ognuno - con un diploma preso per chissà quali meandri - si sente in diritto di dire la sua, impancarsi e concionare. Pace, se poi gli manca il controllo autocritico necessario per restare entro i recinti dell’assennatezza. E noi lì, costretti ad ascoltarlo in nome della democrazia.
Totò Di Pietro, per fare un caso, è un prodotto esemplare del sistema democratico. Definito spesso un paio di braccia rubate all’agricoltura, Di Pietro ha ottenuto una laurea in Legge. Privo però di altri riferimenti culturali a causa di vorticose esperienze esistenziali (lucidatore di cucchiai in Germania, venditore porta a porta, ecc), il Diritto rappresenta per Totò l’alfa e l'omega del suo orizzonte. Reagisce pavlovianamente alle regole contenute nei Codici, come un pollo in batteria obbedisce ai segnali dell’allevatore: mangia il becchime se la luce è accesa, si appisola quando è spenta, depone l’uovo al suono di un rondò di Mozart come nella moderna zootecnia giapponese. Alla laurea in Legge, Totò deve la propria etica e tutto il suo vocabolario. Gli uomini non sono per lui, buoni, meno buoni, cattivi, ma parte offesa, imputati, recidivi. La casa è la residenza, l’ufficio il domicilio, la sosta in albergo la dimora. Così, nei due mesi di governo, Totò ha inquadrato ogni atto del centrodestra in categorie penalistiche.
«Il lodo Alfano è un ricatto»; «col lodo Alfano, Berlusconi resta impunito se uccide Napolitano»; «votare per due (riferimento ai “pianisti”, ndr) è truffa. Concorre a fare ottenere all’assente la diaria di chi è presente»; «Fini è pubblico ufficiale.

Se non trasmette i nomi all’autorità, commette reato di omissione»; «il Parlamento (col Cav, ndr) vive sotto sequestro a scopo di estorsione»; o in alternativa, «vive sotto sequestro di funzioni parlamentari a scopo di voto di scambio»; «presenterò una denuncia alla Procura al fine di accertare se ci siano estremi di reato nelle dichiarazioni di Berlusconi»; «Berlusconi, in stile mafioso, impone ai propri picciotti cosa fare». Si è distratto una sola volta dicendo che «Berlusconi è un magnaccia» invece del penalmente corretto «prosseneta».
È la democrazia.

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