Analisi del voto ma anche scenari. Sono ancora calde le urne per i 600mila milanesi che hanno votato ieri e già si guarda al ballottaggio. Alle scelte del Terzo polo, ai voti dei «grillini». O alla capacità di tutti di mobilitare ancora, dopo una campagna faticosa e sfibrante. Il dato politico di ieri è un riequilibrio. Il Pdl è al 28% e perde sensibilmente rispetto alle Regionali del 2010. La Lega è al 9,5. Molto più del 3,8 delle ultime comunali ma molto meno del 14,5 delle Regionali (e delle aspettative). Va bene la lista civica dei morattiani (voti che andrebbero ascritti politicamente al Pdl). Tutti sotto l’uno per cento gli altri di centrodestra: Io amo Milano di Magdi Allam, Progetto Milano migliore di Croci, Pensioni e lavoro, La Destra, l’Unione italiana, la Lista civica Giovani per l’Expo, Italia domani e Adc. La coalizione è intorno al 43%. Dunque occorrerà guardarsi intorno.
A sinistra il Pd è intorno al 28% e cresce rispetto alle ultime Regionali ed Europee, anche se resta sotto il dato delle Politiche(era il 33%). Sinistra, Ecologia e Libertà è tutto sommato delusa - se è vero che è il partito del candidato Giuliano Pisapia. Si ferma al 4,6%. Bene la lista Milano civica, e meglio delle ultime volte va Rifondazione Comunista. Malissimo l’Italia dei Valori intorno al 2,5%. Delusi anche i Radicali, che su Milano hanno puntato molto: per Marco Pannella e compagni solo poco più dell’1,5%.
Fuori dai poli è da valutare politicamente il dato dei grillini e quello del cosiddetto Terzo polo. Visti i rapporti di forza elettorali già da oggi si pone la questione politica centrale: che succede ora? Che margini di manovra ci sono per i due schieramenti che da qui a due settimane si troveranno di fronte nello scontro finale, se possibile ancor più importante di ieri: il ballottaggio.
La battaglia, a conti fatti, è in salita per Letizia Moratti e per il centrodestra, che si trova inaspettatamente a rincorrere, partendo da un dato basso, quel 41 per cento raccolto dal sindaco, che nei voti di lista della coalizione si trasforma in un una fetta di voti più ampio, ma comunque inferiore al 50 per cento.
Giuliano Pisapia può guardare all’ultimo fine settimana di maggio, ai giorni fissati per il ballottaggio, con un bottino più consistente di consensi, e con la spinta psicologica di un certo entusiasmo che deriva da un risultato obiettivamente migliore del previsto. E da un punto di vista strettamente politico-elettorale l’avvocato rosso può leggere oggi con un misto di sollievo e rabbia proprio il risultato di Mattia Calise, il giovanissimo grillino, che ha portato a casa un 3% tutto sommato prevedibile, «rubando» al centrosinistra tradizionale una bella fetta di voti. Riuscirà l’ex parlamentare di Rifondazione a convincere i grillini a tornare alle urne e a votare per lui? E con quali argomenti? E potrà farlo senza spaventare l’elettorato moderato? Pisapia dovrà cercare di tenere insieme, insomma, l’ala sinistra della sinistra e i moderatissimi sostenitori della grande borghesia, alla Piero Bassetti, ma ha già spiegato che intende dialogare sia con il Movimento di Grillo sia con il Terzo polo.
E qui si apre tutta un’altra pagina. É chiaro che una Udc solitaria avrebbe potuto naturalmente convergere al secondo turno sulla Moratti, nella cui giunta ha militato finora con un suo assessore.
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