Roma - Un solo aggettivo: incorreggibili. Per non dire di peggio. Niente petardi, fumogeni o striscioni? Ecco studiata la protesta nel minuto di raccoglimento in ricordo dei poveri Ermanno Licursi e Filippo Raciti: un centinaio (forse di più) di ultras o presunti tali della Roma volta le spalle al terreno di gioco, mentre calciatori e pubblico rendono omaggio alle vittime. Il gesto viene accompagnato da fischi e invettive contro le forze dell’ordine, coperti però da un lungo e sentito applauso del pubblico (compresi anche gli altri tifosi che occupavano la curva sud) che si dissocia dall’assurda sceneggiata. Che alla luce delle nuove norme antiviolenza potrebbe costare caro a questi pseudotifosi: la polizia ha visionato le immagini delle telecamere a circuito chiuso del Gos (il Gruppo Operativo di Sicurezza), presente sopra la tribuna Monte Mario, e sta valutando la possibilità di applicare la misura del Daspo (divieto di ingresso allo stadio) per i responsabili dell’inqualificabile gesto.
Già all’uscita dagli spogliatoi, i giocatori della Roma avevano dato un segnale positivo, indossando fratini bianchi con la scritta: «Avversari in campo, uniti nello sport, nemici mai». Poi tutti e ventidue dietro a un grande striscione che ha avvolto le due formazioni contro la violenza. Fino al fattaccio, che scuote l’atmosfera dimessa (ampi gli spazi vuoti sulle gradinate dell’Olimpico, con poco più di tremila paganti). E l’impressione è che dei quasi 26mila abbonati giallorossi, molti siano addirittura rimasti a casa.
L’Olimpico negli ultimi anni non è mai stato un modello da seguire per il comportamento dei tifosi. In ordine sparso ricordiamo i cori razzisti degli ultras della Lazio, il derby sospeso per una falsa notizia, l’accendino lanciato dalla tribuna che colpì l’arbitro Frisk in una partita di Champions league o ancora lo striscione razzista comparso in curva sud. E anche stavolta il messaggio di un centinaio di imbecilli è riuscito a infangare la fama di uno stadio che prima di altri si è adeguato alle norme del decreto Pisanu.
Qui i tornelli sono attivi da un anno, ma ieri i controlli sono stati ancora più accurati. Tanto accurati da lasciar fuori per almeno mezz’ora anche i genitori dei giovani calciatori del Parma che, prima del match di serie A (con tanto di diretta su Sky), dovevano sfidare i pari età della Roma in una partita amichevole. Che doveva rappresentare un altro messaggio distensivo in una giornata poi purtroppo rovinata dallo spettacolo indegno già descritto.
In tutto questo la partita tra i giallorossi e gli emiliani passa in secondo piano. Vince la Roma, come da pronostico, dopo un primo tempo (il solito) di sofferenza per la squadra di Spalletti, che rischia con le conclusioni del baby Giuseppe Rossi e non riesce quasi a mai a impensierire Bucci. Poi nella ripresa arriva il gol numero 14 della stagione per l’acciaccato Francesco Totti dopo una bella azione in area di Pizarro (il capitano diventa così il capocannoniere della serie A in attività, superando con 139 gol Chiesa fermo a 138). La strada si mette in discesa per i giallorossi e così Perrotta prima e Taddei nel finale arrotondano il bottino. Quasi allo scadere Couto viene espulso per proteste (tutto nasce da un contrasto tra Perrotta e Contini, che si spintonano) e si assiste a un dialogo censurabile tra Morfeo, già seduto in panchina da qualche minuto, e lo stesso Perrotta, appena sostituito da Spalletti.
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