Tour, Contador-Cavendish: è il ciclismo che cambia

Ieri l'arrivo a Parigi della Grande Boucle. L'inglese vince in volata: sono sei. Secondo successo per lo spagnolo, che apre un'epoca 

Tour, Contador-Cavendish: 
è il ciclismo che cambia

Due fenomeni a Parigi. Due baby-fenomeni a Parigi. Alberto Contador vince il Tour, Mark Cavendish vince la sua sesta tappa. Anche se parlare di fenomeni nel ciclismo d'oggi può suonare vagamente ridicolo, lo spettacolo resta comunque sontuoso: fino a quando Contador e Cavendish non faranno la fine del nostro Di Luca - cito solo l'ultimo, mica per cattiveria -, Contador e Cavendish rappresentano il meglissimo del ciclismo mondiale. E rischiano seriamente di esserlo ancora per molti anni. Contador, in particolare, alla bella età di 26 anni - quando Indurain soltanto cominciava a vincere - si trova già in cassaforte un Giro, una Vuelta e due Tour. Impressionante la serie positiva: i quattro trionfi corrispondono agli ultimi quattro grandi giri disputati. Percentuale di realizzazione disumana: cento per cento. Siamo ai limiti dell'infallibilità. Numero uno a cronometro, numero uno in montagna. Con l'aggiunta di una serenità personale che non si lascia scalfire dagli stress (quello di quest'anno, un Armstrong bilioso e arrogante in squadra, avrebbe mandato in psichiatria tanti giovani talenti). Chi ancora, fuori dal ciclismo, fatica anche solo a ricordarne il nome dovrà attrezzarsi quanto prima: per forza o per amore, Contador gli risuonerà nelle orecchie tanti anni ancora. Come Valentino Rossi. Siamo di fronte ad un'idea compiuta del campione perfetto. Scontato il voto finale: 10. E adesso vediamo se arriva a fine carriera senza brutte notizie: sarebbe fenomeno pure in questo.

Poi c'è Andy Schleck, il fratello giovane della coppia lussemburghese di bulli-belli. Anch'egli giovane generazione (24 anni), si crede un mezzo Merckx, benchè la natura lo condanni più modestamente al ruolo di perfetto sparring-partner per Contador. A cronometro gli cede enormità di tempo, in salita si fa pure staccare. Per quanto possa migliorare (ma perché mai allora Contador dovrebbe peggiorare?), tutto lascia pensare che i prossimi anni gli mantengano il penoso destino da spalla. Sarà il Gianni Agus del Tour. Per quest'anno, il suo voto si ferma a 7,5.

Poi c'è Lance Armstrong. Terzo a 38 anni, dopo tre anni di inattività: in sé sarebbe un risultatone da voto 9. Ma per il mito che fu, per il vincitore di sette Tour consecutivi, il più vincitore di sempre, resta un'operazione malinconica. Non aggiunge niente all'epopea passata, se mai sparge sulla leggenda un'infarinata di mestizia che non serviva. Ma c'è un dettaglio molto più triste: l'atteggiamento, di questo Armstrong II. Raccontò che tornava a correre per smuovere la sensibilità dei popoli nella lotta contro il cancro. Alla resa dei fatti, ha liberato la belva agonistica e competitiva, soprattutto contro il giovane compagno Contador. L'ha persino inseguito nella tappa in cui lo spagnolo si prendeva la maglia gialla, rivelandosi di fatto il vero avversario. Peggio, il vero nemico. Non solo: s'è mosso da rock-star, chiedendo macchinoni e guardie del corpo, atteggiandosi a boss di squadra senza più averne i titoli e i mezzi. In tre settimane acidissime, ha dimostrato come l'invecchiamento non sia operazione semplice per nessuno. Da questo punto di vista, il voto è 3.

E poi c'è Vincenzo Nibali. Con il suo settimo posto, ma soprattutto correndo sempre tra i primi, è la bella novità azzurra di questo 2009, anno che sinora ha riservato soltanto pessime novità. A 24 anni, anche Nibali concorre al cambio di generazione nel ciclismo mondiale. Dal punto di vista personale, può solo migliorare. Deve. Qualcosa in montagna, qualcosa a cronometro. L'anno prossimo capiremo tutto una volta per tutte. Al momento, il voto è 7.

Infine c'è Franco Pellizotti. È maglia pois del miglior scalatore.

Generosissimo, continuo, uno dei pochi che si portava sulle spalle anche il Giro. Il voto è 7. Non deve offendersi, per me la maglia pois non vale di più. Premia le salite di riscaldamento, non quelle vere. Sarò strambo, ma resto convinto che il miglior scalatore del Tour sia Contador.

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