Il Tour ritrova la tappa più dura

Reinserito l’Aubisque, una delle salite più massacranti, mentre non c’è la cronosquadre. Ancora dubbi sul nome del vincitore del 2006

Pier Augusto Stagi

Il Tour de France è uno specchio rotto: la speranza è che non ci siano anche sette anni di disgrazie. Battute a parte, ieri a Parigi è stata presentata l’edizione numero 94 del Tour de France, che si svolgerà dal 7 al 29 luglio. La cerimonia è stata preceduta e accompagnata da un filmato di otto minuti che ha rievocato i momenti salienti della corsa di quest’anno. Chiusura della clip con la premiazione di Floyd Landis ai Campi Elisi e colpo di scena finale: lo schermo diventa uno specchio e si incrina. Mentre continua ad esserci incertezza sul nome del vincitore dell’edizione 2006 (finché Landis non sarà giudicato definitivamente colpevole, Oscar Pereiro non potrà essere proclamato vincitore, ndr), il Tour vuole ripartire da basi certe: il percorso. Tra le tappe di montagna è stato reinserito l’Aubisque, una delle salite pirenaiche più dure in assoluto, mentre non c’è la cronosquadre. Le Alpi saranno affrontate prima dei Pirenei lungo un percorso che in totale misura 3.547 chilometri, e che tornerà ad attraversare la Francia in senso orario, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni.
Dopo il prologo di Londra, a Trafalgar Square, la corsa farà tappa a Dunkerque e a Gand, in Belgio. Arrivi di tappa poi a Compiègne, Joigny, Autun e Bour-en-Bresse per raggiungere le Alpi. Da qui direzione Marsiglia e Montpellier prima dei Pirenei con l’inedita scalata del Port de Balès. Sulla strada verso Parigi, ultima cronometro tra Cognac e Angouleme, prima dell’ultima tappa che partirà da Marcoussis, centro nazionale del rugby francese, per raggiungere i Campi Elisi.
Il riassunto può essere questo: undici tappe di pianura, sei di alta montagna, una con terreno impegnativo (accidentato, per dirla con i francesi) e due cronometro (109 i km complessivi). Si comincia a salire dalla settima tappa, che propone il Col de la Colombière prima dell’arrivo a Le Grand Bornand. Il giorno seguente, da scalare Col du Marais, Col du Tamié, Cornet de Roselend e Montée d’Hauteville (strada del Piccolo San Bernardo) prima dell’arrivo ai 2068 metri di Tignes. L’indomani, l’ultima tappa alpina propone l’Iseran in partenza e il Galibier a metà frazione.
Dalla quattordicesima tappa entrano in scena i Pirenei con il Col du Port de Pailhères e l'arrivo in salita a Plateau de Beille. Nella quindicesima frazione, salite a iosa: nell'ordine Col de Port, Portet d'Aspet, Col de Menté, l'inedito Port de Balés (a quota 1755) e il Peyresourde. Dopo il giorno di riposo, ultima razione di montagne con Col de Larrau, Col de la Pierre St-Martin, Col de Marie-Blanque e arrivo a quota 1709 a Gourette Col d’Aubisque. Riassumendo sei tappe per gli scalatori, con tre arrivi in salita, 21 i gran premi della montagna da affrontare in tre settimane di corsa.

Un Tour che prosegue nel solco della tradizione: sempre uguale a se stesso, aperto a chi sa andare in montagna, e sa soprattutto fare la differenza nelle prove contro il tempo. È un Tour che non farebbe impazzire Ivan Basso, ma gli piacerebbe molto correrlo.

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