da Milano
La notizia che lamericana Continental ha chiuso il primo trimestre dellanno con un utile di 22 milioni di dollari passerebbe inosservata se non si trattasse del più importante risanamento di compagnia aerea effettuato da Texas Pacific group, capofila di una delle cordate oggi in corsa per Alitalia. Tpg la raccolse sullorlo del fallimento, nel 1990, e completò la ristrutturazione nel 1998. In quel periodo il titolo, in Borsa passò da un minimo di 2 dollari a un massimo di 65. Linvestimento iniziale di 66 milioni di dollari otto anni dopo, alluscita di Tpg, ne rese 700. David Bonderman, fondatore del fondo, assunse la carica di presidente di Continental e dal 1994 fu affiancato da Gordon M. Bethune (un manager ex Boeing) come ad.
Quello che accomuna Continental e Alitalia (per il momento) è il livello della sfida: «Seguiamo istintivamente una strategia contraria - ripete il co-fondatore di Tpg, Jim Coulter - entriamo là dove tutti pensano che sia una pazzia: e sono le operazioni di maggior successo». Nel 1994, allarrivo di Bethune, Continental aveva appena chiuso un esercizio con 5,7 miliardi di ricavi, perdite operative per 17,7 milioni, perdite nette per 1 miliardo e 39.700 dipendenti; il bilancio del 1998 fu chiuso con ricavi per 7,9 miliardi, margini operativi di 700 milioni, profitti netti di 383 milioni e con dipendenti cresciuti a 43.900 unità. SullAlitalia, Bethune ha sempre espresso perplessità: «Soffre soprattutto perché è stretta tra governo e sindacati. Non è libera di scegliere la propria strada» aveva dichiarato in unintervista al Giornale due anni fa. Francesco Mengozzi, alla guida dellAlitalia a cavallo dell11 settembre 2001, studiò attentamente il «caso» Continental e giocò una chance ardita: assunse come propri consulenti, a 5 milioni di euro, quattro manager texani che avevano contribuito a quel risanamento. Affidò loro lattività operativa, quella commerciale, Internet: per prima cosa, creando imbarazzo, ribaltarono il suo piano industriale.
Tpg e la pazza sfida di Continental
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