Alessia Marani
Aveva appena dato fuoco ad altre due macchine, voleva salire su a casa per godersi lo spettacolo dalla finestra: il fuoco, i pompieri che arrivano e spengono le fiamme, i proprietari infuriati che scendono in strada a disperarsi davanti alle loro vetture ridotte a un cumulo di lamiere roventi. Invece, non solo questa volta i carabinieri lhanno preso sul fatto ma per poco non stava per essere linciato. Il piromane, forse, stavolta è quello «giusto». Di sicuro beccato nella zona - Casal Bruciato, a due passi dalla Tiburtina - col più alto tributo di veicoli immolati sullaltare della «follia incendiaria» da questestate in poi, da quando a Roma è scattato lincubo del piromane.
Oltre 300 le moto e le auto bruciate senza un reale motivo, decine gli appartamenti e i negozi danneggiati; danni (che il Comune disse di volere contribuire a risarcire) per centinaia di migliaia di euro. Unautentica psicosi che a settembre si meritò di finire sulle pagine del «New York Times», dedicate all«inferno di fuoco» capitolino. Alle due e mezza di lunedì notte la svolta. Dallinizio di febbraio, infatti, gli uomini del maggiore Ubaldo Del Monaco, della compagnia di piazza Dante, hanno gli occhi addosso su Andrea S., 40 anni, senza unoccupazione fissa, qualche volta «pony express» per unagenzia di recapiti del centro, i genitori titolari di un negozio di termoidraulica e riscaldamenti nel quartiere. Vive con la mamma, è incensurato; solo una segnalazione al prefetto come assuntore di droghe leggere. È lui il personaggio che sembra corrispondere più che mai allidentikit ricavato dai racconti di alcuni testimoni; è lui che è solito indossare il giaccone con pelliccia intorno al cappuccio indossato dal «tipo» immortalato dalla telecamera esterna di un esercizio commerciale la notte del 3 febbraio in via Donati: un misterioso uomo che prima singinocchia accanto a una Smart e poi sallontana come se niente fosse prima che la dueposti salti in aria avvolta dalle fiamme. Un minuto e 15 secondi di sequenza, un filmato in cui si vede chiaro il volto del presunto piromane. I militari della stazione Prenestina non hanno dubbi: Andrea S., può corrispondere. Cominciano i pedinamenti. Il quarantenne passa le giornate tra bar e bische di quartiere. Ma è anche un profondo conoscitore delle strade di Roma. Si muove con estrema facilità da una zona allaltra: tra il Salario e il Nomentano, la Casilina e lAppia. I carabinieri tengono docchio anche qualche suo amico. Forse qualcuno sapeva e ha taciuto, oppure lha aiutato. Ma su questo le indagini sono in corso. Laltra notte, appunto, lepilogo. Alluna e 18 minuti un rogo dauto ai Parioli, quattro minuti dopo e le fiamme avvolgono unaltra vettura al Salario, alluna e 30 tocca al Nomentano. Del Monaco e il vicecomandante Domenico Albanese sono già in strada, con loro dodici pattuglie dellArma, tra cui gli «operativi» sulle auto civetta che si appostano nei pressi dellabitazione di Andrea. Eccolo una mezzora dopo avvicinarsi, lo intercettano in via Ugo Bertossi. Lultima sorpresa: saccosta a una Ford Escort, si china, si alza ed ecco lesplosione. In cenere oltre alla Ford finisce una Renault Kangoo. Per lui è lultimo «spettacolo». Sottratto a un manipolo di residenti inferociti, i carabinieri lo portano in caserma. La sua tecnica? Semplice ma ingegnosa. «Con un accendino - spiega il colonnello Salvatore Luongo - dava fuoco al copriruota in plastica agganciato al paraurti anteriore; poi lo lasciava scivolare accanto al pneumatico.
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