Da tempo aspettavamo che i sapidi rendiconti di Camillo Langone, giornalista, scrittore e critico gastronomico, prendessero la forma di un libro, il che avverrà mercoledì prossimo per i tipi di Marsilio. Il volume sintitola Il collezionista di città. Per sua e per nostra fortuna Langone non è un intellettuale. È un curioso, uno che gira lItalia e guarda il paesaggio geografico, urbano e sociale, con locchio non conformista di chi ha il coraggio di professarsi conservatore. Dichiara che la vera cucina etnica è quella regionale, perciò è lui il vero no global. E con gli agitatori dei centri sociali si trova a volte paradossalmente allineato, per esempio nel disprezzo verso la Coca Cola e le bibite affini. Il libro è la rielaborazione del Diario Borbonico che lautore, nato a Potenza e residente a Parma, ha tenuto per qualche anno sulle pagine del Foglio. Langone è un difensore delle tradizioni italiche, non gli piace il nuovo che avanza, detesta Milano, ha nostalgia di quello che fu. Quasi sempre ci tocca dargli ragione. Ha ragione nelle sue manie perlustrative di chiese, osterie, negozi e piazze. Ha ragione nelle sue furie iconoclaste contro tutto ciò che è inquinato dal turismo di massa o sfregiato dallarchitettura periferica. I suoi migliori amici sono defunti: Piovene, Monelli, Malaparte, Comisso, DAnnunzio. Di vivo preferisce le amiche, parte integrante dei suoi viaggi. Non sappiamo quante ne abbia collezionate in questo libro. I viaggi comunque sono venti. Le donne non sempre lo capiscono, ma lui, da devoto di Sacra romana Chiesa e fervente ratzingeriano, è tenuto a perdonarle.
IGIENE MENTALE. «Caienna» è il nome di una nuova collana della casa editrice di stampo laico anarcoide Elèuthera. Qui, spiegano gli ideatori «troveranno spazio i linguaggi urticanti, irriverenti e ironici dei movimenti di critica radicale». Bene, eravamo giusto in attesa di qualcosa di urticante. Si comincerà con Vivere senza padroni. Antropologia della sovversione quotidiana di Stefano Boni, un saggio che analizza il rapporto tra ciò che nella vita comune è considerato «normale» e quello che invece si definisce «antagonista». Segue Miseria umana della pubblicità.
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