Limpresa è al limite del possibile: leditore Raffaelli in Rimini intende ritradurre tutta la Bibbia. Laffare è squisitamente folle, assolutamente non filologico (per quello sono più che sufficienti i rappresentanti del clero e delle università vescovili). Il punto (potentemente mistico) è una sorta di traduzione come conversione. Il traduttore attraversa il Libro, lo medita e vi si lascia annichilire: cosa ne viene fuori (il fallimento o la gloria, la redenzione o la bestemmia) è ciò che testimonia la traduzione. Lidea non nasce dalla stupidità (o dalla sua collega di banco, la vanità): ha un padre importante nel linguista Henri Meschonnic (che ha tradotto in francese, in modo straordinario, Esodo e Genesi, Levitico, Salmi e Kohelèt) e un retroterra nella parola plumbea del Talmud, «Chi traduce un versetto così come sta è un mentitore. Chi vi aggiunge qualcosa è blasfemo e bestemmiatore» (tra queste colonne dErcole, nel pertugio e nello squarcio sosta lispirazione di ciascuno di noi poveri mortali).
Veniamo al folle numero uno, leditore. Raffaelli è tra i grandi stampatori dItalia, ama scoprire le opere dimenticate e gli autori nel dimenticatoio (da Giorgio Gemisto Pletone a Henry de Montherlant e Gilbert Keith Chesterton), è il prezioso editore dei poeti (di recente ha stampato una mirabile anastatica dei Canti orfici di Dino Campana, ha pubblicato Mario Luzi e Mary de Rachewiltz, ma anche il Günter Grass poeta, stampa unimportante collana di «Poesia contemporanea»), è un viscerale amante di Ezra Pound (di cui ha pubblicato molto e a cui ha dedicato una collana di «Quaderni poundiani»). Ora, nella collana «Scintille», larga quanto un palmo di mano, che ha già accolto unintrigante lezione di Pound su Orazio, si concede il lusso sacro della Bibbia.
I folli in massa sono i traduttori. Poeti, romanzieri, pittori, nomi grossi e meno grossi, perfino ignoti passanti e, perché no, bambini. Il tutto alla disperata ricerca della parola che recinti e conquisti la Parola, partorendo libri disarmonici e magnifici, uno diverso dallaltro. Così, tra i grandi, appartengono al mucchio santissimo Giancarlo Pontiggia e Alessandro Ceni, Massimiliano Parente e Barbara Alberti, Massimo Pulini e Marco Merlin, Pier Luigi Cappello e Daniele Piccini.
Intanto, è pubblico il primo libro. Si tratta dellEsodo secondo Gian Ruggero Manzoni, poeta micidiale (ha pubblicato con Scheiwiller, tutte le sue opere poetiche sono state raccolte dalle Edizioni del Bradipo), scrittore di ferro (pubblicato da Feltrinelli e il Saggiatore, il suo libro migliore è il barocco e pestilenziale Il morbo, edito da Diabasis nel 2002), artista cruento (lEsodo è costellato da alcuni suoi acuti disegni). Il libro è tradotto come un romanzo lucente e assassino, con una lingua metallica, omerica, in cui «ho dato fondo alle mie conoscenze della Kabbalah, della Ghematriah \ che è lo studio numerologico delle parole scritte in lingua ebraica, dellAritmomanzia \ che è la pratica divinatoria esercitata attraverso linterpretazione dei numeri» e altre strategie esplicitamente esoteriche.
Ne deriva una traduzione fluida, bellica, bellissima. Ecco un passo (da confrontare con ledizione di casa vostra, capitolo 3, in cui Dio si rivela a Mosè e pronuncia il suo nome): «Dirai agli Israeliti: Colui che è mi ha mandato a voi. E ancora lEterno parlò. Dirai al mio popolo Colui che è in quanto sarà ed è stato, il Padre dei vostri padri, la Volontà di Abramo, la Volontà di Isacco, la Volontà di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è, sarà ed è stato il mio nome, che mai nessuno ha udito prima».
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