Palermo - Sette condanne. Il gup di Palermo Vittorio Anania ha condannato, complessivamente, a 62 anni di carcere sette delle nove persone accusate dell’incidente aereo avvenuto il 6 agosto del 2005 a un Atr 72 della compagnia tunisina Tuninter, ammarato a largo delle coste palermitane. Il disastro fece 16 vittime, 23 i superstiti. Gli imputati - i due piloti del velivolo e sette tra tecnici e dirigenti della compagnia -, tutti tunisini, ripondevano, a vario titolo, di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime. Gli assolti sono due tecnici del reparto manutenzioni. L’aereo, partito da Bari, era diretto a Djerba, in Tunisia.
Il disastro Il 6 agosto 2005 l’Atr 72 della Tuninter era decollato da Bari diretto a Djerba e meno di mezz’ora dopo precipitò nel mare di Palermo al largo di Capo Gallo. Morirono Enrico Fallacara, Maria Grazia Derenato, Paola Di Ciaula, Giuseppe Francesco Scarnera, Anna Maria Palmisano, Antonella Capurso, Barbara Baldacci, Isabella Ruta, Elisabetta Acquaro e la figlia Chiara di 4 anni, Rosa Santoro, Carmela Amoruso, Raffaele Ditano e Francesco Cafagno, tutti pugliesi. Più due membri tunisini dell’equipagio, Moez Bouguerra, capo cabina, e Harbaoui Chokri, meccanico di bordo. Altre 23 persone rimasero ferite.
Le condanne I pubblici ministeri Marzia Sabella e Emanuele Ravaglioli avevano chiesto complessivamente 90 anni di carcere per i nove imputati, che rispondevano a vario titolo di disastro aereo colposo, omicidio e lesioni gravi colpose plurime. Queste nel dettaglio le condanne: il comandante, Chafik Gharby, e il pilota, Ali Kebaier, entrambi condannati a 10 anni di reclusione, la pena più pensante, il direttore generale della Tuninter Moncef Zouari e il direttore tecnico Zoueir Chetouane, hanno avuto 9 anni ciascuno, il responsabile del reparto di manutenzione Siala Zouehir, il meccanico Nebil Chaed e il responsabile della squadra manutenzioni Rhouma Bal Haj (8 anni ciascuno). Assolti invece i capisquadra manutenzione Fouad Rouissi e Lofti Ben Jemia. Nessuno di loro era presente in aula.
I motivi della tragedia Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’aereo cadde perché non era stato calcolato bene il livello del kerosene contenuto nei serbatoi, a causa della sostituzione dell’indicatore del carburante nel quadro comandi di bordo. Per accelerare i tempi, come pezzo di ricambio fu utilizzato un modello destinato all’Atr 42, che segnalava un livello di carburante superiore a quello effettivo. Dopo una complessa perizia l’accusa aveva chiamato in causa anche il direttore generale della compagnia, il direttore tecnico, il responsabile del reparto di manutenzione e i capisquadra responsabili e meccanico del gruppo manutenzione. I pm avevano sostenuto anche che il disastro si sarebbe potuto evitare se il pilota, invece di decidere di effettuare la manovra di ammaraggio che causò la spaccatura della fusoliera, avesse sfruttato le correnti d’aria per raggiungere l’aeroporto "Falcone e Borsellino" di Punta Raisi e atterrare sulla pista.
Risarcimento Il gup ha disposto un risarcimento per danni morali per complessivi 45mila euro per le parti civili del processo per la tragedia dell’Atr 72. In particolare, è stato disposto il pagamento di una provvisionale di 15mila euro per la fondazione "8 ottobre 2001" presieduta da Paolo Pettinaroli, padre di una vittima del disastro aereo di Linate, gli altri 30mila euro sono stati disposti per Vito Albergo, zio di Barbara Baldacci, una giovane di 23 anni morta nel disastro aereo nel 2005 davanti alle coste di Palermo.
"Noi della fondazione 8 ottobre - ha spiegato Pettinaroli all’uscita dall’aula-, come atto simbolico prenderemo soltanto 1 euro dei 15mila che ci sono stati assegnati dal gup, gli altri 14.999 li devolveremo in beneficenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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