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La tragedia in provincia di Varese: la vittima è stata colpita con tre coltellate al cuore. L’immigrato era arrivato in Italia da appena una settimana Ucciso a 23 anni da un clandestino albanese

Il barista tentava di far da paciere in una lite tra i due stranieri (entrambi arrestati) e un gruppo di italiani. Il ministro Castelli: «L’ho già detto, gli irregolari portano criminalità»

Andrea Acquarone

da Varese

Tre coltellate al cuore. L’assassino stavolta non potrà invocare la clemenza del giudice, raccontare che no, lui non voleva uccidere, che è stato soltanto per difendersi. Era appena arrivato in Italia, l’albanese che l’altra sera ha ammazzato un ragazzo di 23 anni, in provincia di Varese. E lo ha fatto con ferocia, con lucida determinazione. Poi Vladimir Mnela, 21 anni, è scappato, insieme con il suo giovane complice ed amico, Fatjon R. R. un connazionale di diciassette anni. Fuga inutile: nel giro di poche ore sono stati entrambi ammanettati dai carabinieri.
Besano, nemmeno duemilacinquecento anime, tranquilla e benestante Insubria, una stradona provinciale che affetta in due il paese e un paio di bar dove i ragazzi si ritrovano prima di riempire le auto alla volta delle discoteche metropolitane. È un sabato notte come tanti, nel bar «Lory» di via Girola 3. Quasi ora di chiusura. Fuori un gruppetto di giovani fa capannello, Claudio Meggiorin si trova all’interno del locale con la sua fidanzata. Lo gestiscono insieme. All’improvviso lo stridio di una sgommata. Poi il rombo di un’auto. Sarà il solito bullo di paese.
I bulli sono due, due ragazzotti albanesi. Da un po’ stanno sfrecciando a folle velocità per il borgo. Gli italiani gridano loro qualcosa. Vola qualche parolaccia. Si sa come possono andare queste cose. Mnela nemmeno parla la nostra lingua, ma è la fiammella che innesca la rissa.
Claudio Meggiorin non vorrebbe guai davanti al suo locale, è un ragazzo tranquillo lui e poi li conosce tutti, compreso l’albanese minorenne che vive lì con la famiglia, proprio a poche decine di metri dal bar. Claudio si mette in mezzo, vorrebbe far da paciere, cerca di separare i contendenti. Il tempo di un fiato ed eccolo barcollare, si allontana malfermo sulle gambe, crolla sul selciato. La camicia già inzuppata di rosso: ha il petto squarciato da almeno tre coltellate. Inutile la corsa all’ospedale. Meggiorin morirà prima di arrivarci. La coppia di stranieri, invece, fugge su una Toyota: è quella della mamma del diciassettenne. Per i carabinieri della Compagnia di Varese e per i colleghi del Nucleo operativo è solo questione di tempo. In mano hanno già nomi e cognomi. Il più giovane dei due viene bloccato mentre vagola per Varese; l’altro, irregolare in Italia, viene individuato intorno alle due del mattino sulla bretella dell’autostrada per Milano. Probabilmente cercava un passaggio. Per loro l’accusa è di omicidio, uno ora è nel carcere di Varese, il minorenne al Beccaria di Milano.
E ancora una volta è polemica. «Purtroppo non c’è nessuna novità. Da anni diciamo che i clandestini portano criminalità e questa è l’ennesima dimostrazione» ha sbottato il ministro della Giustizia Roberto Castelli. «Da tempo ripeto che tra i minori sono in aumento i reati efferati.

Avevo proposto una riforma che affrontasse il problema, ma il Parlamento l’ha bloccata».

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