La tragedia va in diretta tv Palinsesti stravolti per il sisma

La voce era arrugginita, parlava in inglese. Saranno state le sette e mezza, qualcosa meno. Cnn trasmetteva le immagini del terremoto, un turista britannico ripeteva quello che stava vedendo attorno, polvere e macerie. Si trovava a L’Aquila in gita, era stordito, pensava di essere in un film, senza colonna sonora se non il pianto lontano, il rumore di un trattore. Sky news, da Londra, aggiungeva altre voci supportate dalle immagini da Google earth, quasi violente, dall’alto a precipizio verso il sito del terremoto, il corrispondente riferiva di 27 vittime, 100mila cittadini sfollati.
Mi sono chiesto dove fossero la Rai e dove Mediaset e dove La 7. Alle dieci di sera la domanda non aveva più senso: palinsesti stravolti, programmi fermati, speciali ed edizioni straordinarie. L’immagine registrata scavalcata dalla diretta. Berlusconi in onda telefonicamente, prima su Rai Uno poi a Matrix: «Dottor Vespa, mi scusi non posso vedere la tv, ma ci sono i ministri Matteoli e Maroni? Bene, gli può dire di mandare domani i rinforzi perché i soccorritori sono stremati? Servono 1200 vigili del fuoco e mille soldati». La tv è andata di rincorsa e di ripresa. Ha sorpassato con l’immagine, con la forza di un volto, di un’espressione, di una faccia stravolta. All’inizio la radio viaggiava più veloce, come sempre: la voce non ha bisogno dell’immagine, parla, dice, riferisce, racconta ma, in vicende così terribili, non riesce alla fine a rendere vera, cruda, quello che una telecamera, addirittura un videotelefonino riescono a proporre. L’Abruzzo stava diventando la terra di tutti, quelle donne anziane e così piccole, quei ragazzi con l’espressione stonata, sembravano parenti, amici, vicini di casa. Fino a un minuto prima sconosciuti. Adesso montava la voglia di partire per Onna, per Rocca di Cambio, per Tempera, presepi sconvolti. Internet era già caldissimo, il mondo multimediale non ha orari di lavoro. Su Facebook era immediatamente nato un gruppo «Aiutiamo l’Abruzzo»; dietro lo slogan, l’appello a comunicare notizie, a dare informazioni sull’emergenza, la donazione di sangue, i volontari, gli interventi più urgenti. I socialnetwork come Twitter, che permette di spedire messaggi non più lunghi di 140 caratteri, via sms o e mail, si sono trasformati in servizio sociale di pronto intervento, una sorta di tam tam per unire tutti quelli che non stavano e non stanno vivendo da vicino il dramma abruzzese ma che cercano e vogliono offrire un aiuto.
Rai, Mediaset, La 7 e Sky si sono messi in moto. Hanno cambiato tutto: sospeso il Grande Fratello, modificata la programmazione Rai, Fiorello annullato per tutta la settimana. È stato un pomeriggio di voci e di suoni, di flash, di pianti e abbracci, immagini per tutti e a volte sporcata dal repertorio classico nostrano: la telefonata, l’opinione del sismologo, la replica del vulcanologo, il Tg1 viaggia senza giacca, il Tg3 va sul casual, il Tg2 è sullo spezzato da mezza stagione, Mediaset unisce l’utile al dilettevole, eppoi arrivano puntualmente, come il cornetto imbibito dentro il cappuccino, il parere di destra, quello di sinistra, Agnoletto, detto er condor, che si appalesa e chiede le dimissioni di Bertolaso e strilla all’assenza del governo, Buontempo, detto er pecora, che chiede ed esige spiegazioni, l’aia si riempie di animali, il circo ha alzato il tendone, Vespa è partito, torna cronista, Porta a Porta è ovviamente dedicato alla terra che è “sua”.

Ecco il palinsesto alterato dal servizio pubblico e da quello privato, l’Italia s’è desta mentre il numero di chi non si è più svegliato, in questa maledetta mattina di primavera, cresce, aumenta, come il numero di ospiti, di belle gioie, di politicanti e di opinionisti. Un terremoto di voci, fastidiose, ripetitive, inutili. Mentre a L’Aquila, a Onna, a Rocca di Cambio mille mani scavano cercando solo un respiro.

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