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Stefano Zurlo

da Milano

È libero. Anche se ha collezionato in meno di una settimana due condanne pesantissime: la prima a 5 anni per molestie su due bambine, l’altra ieri pomeriggio a 14 anni per l’omicidio del figlioletto. Filippo Valerio Tallarico, operaio lecchese, può considerarsi un recordman nella pur lunga galleria di anomalie della giustizia italiana. Ha accumulato 19 anni di carcere, sia pure solo in primo grado, per due reati contro la persona, e per di più nello stesso tribunale: quello di Lecco. Ma per ora resta, come si dice in questi casi, a piede libero. «Certo - commenta l’avvocato Giuliano Pisapia, uno dei più noti penalisti italiani - in Italia vale la presunzione di innocenza, ma è ovvio che una condanna per omicidio e un’altra per molestie vanno lette insieme. È chiaro che, almeno sulla base dei verdetti quasi simultanei del tribunale, questo signore ha una personalità instabile: può diventare violento. E dunque può esserci il rischio di reiterazione del reato».
Ecco: la reiterazione del reato, insieme all’inquinamento delle prove e al pericolo di fuga, è una delle tre condizioni che può giustificare la custodia cautelare in carcere. Prima della sentenza definitiva. «In Italia - prosegue Pisapia - l’arresto obbligatorio in caso di condanna di primo o secondo grado viene disposto solo per pochissimi reati, come quelli di mafia. Per tutti gli altri, Pm e giudici fanno le loro valutazioni».
Difficile capire il ragionamento seguito dal Pm Giovani Gatto: certo la morte del piccolo Dennis è avvenuta quasi tre anni fa, nel gennaio 2003. E il capo d’ imputazione ha avuto vita tormentata; all’inizio erano stati contestati i maltrattamenti che portano alla morte di un minore: il piccolo, dell’età di soli due mesi, era morto in seguito a traumi di cui si era avuta certezza dopo approfondite analisi. Poi il giudice aveva chiesto al Pm di riformulare l’accusa e di contestare l’omicidio volontario. In aula, il Pm Gatto ha proposto un nuovo cambio: la derubricazione del reato, da omicidio a morte per maltrattamenti, e ha suggerito una pena soft, di 3 anni e mezzo. Il giudice Salvatore Catalano ha invece mantenuto la linea dura e ha inflitto 14 anni di carcere, che sarebbero lievitati a 21 senza lo sconto garantito dal rito abbreviato.
Giovedì scorso, invece a Tallarico erano stati dati 5 anni per aver molestato due bambine. I fatti risalivano a tre anni fa, ma erano stati scoperti e denunciati solo quando le due sorelline avevano confidato alla madre le morbose attenzioni dell’uomo. La settimana scorsa è arrivato il verdetto. Il Pm ha ritenuto di non dover chiedere al tribunale la custodia cautelare dell’imputato.
E la stessa linea di condotta è stata tenuta dal Pm nel processo per la morte di Dennis. Come mai Gatto non ha messo in sequenza i due fatti? «Fra l’altro - aggiunge Pisapia - il pm può anche modulare la misura cautelare: avrebbe potuto chiedere al gip non la custodia in carcere, ma gli arresti domiciliari. Una misura che avrebbe evitato all’operaio l’ingresso nel circuito carcerario con tutti i problemi che questo comporta. Ma nello stesso tempo avrebbe garantito la società dal ripetersi di condotte criminose». Particolarmente odiose, come la violenza sui minori e la pedofilia.
Per ora Tallarico resta in libertà.

E potrebbe rimanere in questa sorta di limbo per anni, fino alle eventuali condanne della Cassazione.

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