Il tramonto dorato della Finis Austriae è l'ultimo bagliore prima del nazismo

Quell'atmosfera creativa viene ora rievocata dalle memorie Lo strappo del tempo nel mio cuore di Hertha Pauli

Foto Palingenia Editore
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Non sempre il tramonto di un Impero coincide con la crisi della sua cultura, come dimostra l'intensa attività intellettuale e artistica della Vienna tra il 1918, con la disintegrazione dello Stato asburgico, e l'annessione al Terzo Reich del 1938. Era il ventennio della genesi della musica dodecafonica della Scuola Viennese di Schönberg, Webern e Berg, del «Circolo di Vienna» sulla scia del Trattato logico-filosofico di Wittgenstein del 1922, mentre ancora le letture pubbliche di Karl Kraus costituivano momenti sensazionali di riflessione intellettuale, come conferma l'autobiografia di Elias Canetti. I templi di questa circolazione mercuriale erano i caffè: lo Herrenhof, il Café Central e il mitico Café Greinsteidl, quello dove si riunivano gli scrittori dello Jung-Wien intorno a Bahr, Hofmannsthal e Schnitzler, mentre in una abitazione borghese della Bergstrasse 19 aveva il suo studio Sigmund Freud e proprio in quelle stanze sorse una delle rivoluzioni intellettuali più importanti della nostra epoca.

Quell'atmosfera creativa viene ora rievocata dalle memorie Lo strappo del tempo nel mio cuore di Hertha Pauli (Palingenia, pagg. 347, euro 33, traduzione di Enrico Arosio), sorella di Wolfgang, Nobel per la fisica nel 1945, che è stata una straordinaria testimone di quella vivace stagione culturale, improvvisamente scomparsa con l'annessione al Germania nazista. Quei primi giorni di marzo del 1938 segnarono la fine della cultura mitteleuropea, nonché l'inizio di una immensa emigrazione di intellettuali e artisti. Gli esuli, in maggioranza scelsero la Francia, ma fu un riparo precario cui pose improvvisamente termine il crollo del fronte nel giugno del 1940. Con migliaia di profughi anche Hertha Pauli si rifugiò nel meridione, nella cosiddetta «Francia di Vichy». Gli emigranti - tra cui Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Franz Werfel, Anna Seghers, Hannah Arendt - riuscirono con estrema difficoltà a riparare negli Stati Uniti. Non tutti ce la fecero, come Ernst Weiss, Walter Hasenclever, Walter Benjamin che si uccisero. Per i sopravvissuti gli Stati Uniti rappresentarono una nuova patria, al cui decollo culturale contribuirono in maniera determinante.

Così le memorie di Hertha Pauli, cominciate negli allegri caffè viennesi, si trasformano nel racconto di un esodo epocale, di uno strappo definitivo della intellighenzia dalla Germania, che culturalmente non si è ancora ripresa.

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