Trans denuncia una lucciola

Trans denuncia una lucciola

Ha preso in mano carta e penna: «Voglio scriverlo, al questore, che è un’indecenza. Non si può più andare avanti così! Siamo in un condominio intemerato, neanche una coppia di fatto, solo famiglie con bambini che fanno anche i chierichetti. Neanche a vederla, da queste parti, una ragazza in minigonna! Che ci fa, allora, questa mia vicina di casa, brasiliana per giunta, che riceve ospiti a tutte le ore del giorno e della notte? Bei giovinotti, machi, dovessi dire. Ma non mi pare che siano tutti suoi parenti». La lettera arriva in questura, è densa di particolari. Fin troppo, per essere frutto solo di un soprassalto di moralità: c’è la descrizione minuziosa delle curve della vicina, ma soprattutto della muscolatura evidente o solo immaginabile dei visitatori occasionali. Non basta: chi ha scritto, con tanto di firma in calce per dare credibilità alla denuncia - annota il questore -, insiste nel precisare cigolii, gemiti e altro, provenienti dall’appartamento attiguo: «Vedesse come ondeggiano i miei lampadari...». Va be’, sarà pure una bacchettona - ammettono i poliziotti -, ma qualcosa di vero ci sarà. Magari una casa troppo accogliente, vediamo. Parte la pattuglia, comincia l’appostamento. In effetti, l’andirivieni c’è, i marcantoni palestrati anche, ma c’è anche qualcuno che pare Fantozzi, pantaloni ascellari e ventre prominente. Ma quello chi è? È sceso dal piano di sopra, in vestaglia, si guarda intorno, suona il campanello targato «Brasil pass». «Ciao, caro. Accomodati!» fa la signora ospitale. E aggiunge, cortese: «Tua moglie come sta? È tanto che non ci incontriamo sulle scale. E i bambini?». La porta si chiude. Non passa neanche un quarto d’ora che si riapre: «Ciao, torna, mi raccomando. Io sono sempre qua, facciamo presto e non ti stanchi». Inutile che lui metta l’indice al naso, e sibili una serie di «sssssss» che pare una sirena, e poi si lanci in fuga precipitosa per le scale.
La frittata è fatta, sotto forma di incrocio con l’inquilino del primo piano, vera carognetta, pronto a fare «i cappottini» a ogni condòmino. «Buon giorno, ragioniere». Guarda un po’ cosa costano dieci minuti d’amor profano! D’altronde, questo è un palazzo morigerato. Quasi. La carognetta gode del dispetto, ma - osservano i poliziotti a distanza - che fa, suona al campanello della vicina, quella della denuncia alla questura? «Ciao, caro. Vieni» fa la signora (la signora?) che accoglie a braccia aperte il nuovo venuto. Gli agenti non ci capiscono più niente: «Ma quella sarebbe..., eppure non sembra, c’è qualcosa di strano. Boh!». Pensavano, i tutori dell’ordine, d’aver raccolto tutti gli elementi, e invece: «C’è una casa d’appuntamenti, e c’è un giro vorticoso di clienti. Possiamo fare irruzione, e chiudere il discorso con una serie di denunce. Ma la vicina, che c’entra? Si lamentava del casino, ma poi... Meglio dare un’occhiata anche lì». Difatti. «Polizia, apra per favore!». Trambusto, mugolii, poi finalmente l’uscio si spalanca.

È lei, la bacchettona. Anzi, «lui»: un transessuale. Col condomino-carognetta che si ricompone affannosamente. «Bravi - fa il trans -. Avete visto che avevo ragione? Quella buona donna mi ha rubato un mucchio di clienti!».

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