Transizione energetica

Perché la sicurezza energetica è strategica

I servizi segreti italiani monitorano la transizione energetica e le sfide che crea: l'ultima relazione Dis lo testimonia

Perché la sicurezza energetica è strategica

Transizione energetica e sicurezza nazionale sono oramai impossibili da analizzare separatamente, e a ricordarlo sono i servizi segreti italiani: i fatti delle ultime giornate in Ucraina lo testimoniano. E di conseguenza aumenta la pressione su politiche che possano coniugare gli obiettivi di decarbonizzazione a precise scelte in grado di tutelare l'economia e la sicurezza di ogni sistema-Paese. Nella piena consapevolezza che il rischio di costi sociali e indebolimenti del posizionamento geopolitico di una nazione difficilmente potrebbe essere pagato a cuor leggero nel quadro delle attuali dinamiche globali.

La relazione per le attività del 2021 del Comparto intelligence presentato di recente dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), la struttura di coordinamento dei servizi italiani di informazione e sicurezza presieduta dall'ambasciatore Elisabetta Belloni, lo testimonia. Il Dis prosegue l'analisi del 2020 continuando ad analizzare che l'Italia è una Repubblica in un mare in tempesta e che la partita energetica è fondamentale per mantenere attiva l'economia e per la sicurezza e la prosperità della nazione.

Nella visione del Dis si fa riferimento alle profonde implicazioni della transizione energetica in atto, che "investono a un tempo
aspetti tecnologici, economici e sociali con una rapidità priva di precedenti storici, non mancano di avere cruciali riflessi anche sul piano della sicurezza del Sistema Paese. In tale quadro, secondo il Comparto, si profilano opportunità e rischi legati principalmente alla " forte incertezza che caratterizza i prezzi dell’energia, sia con riferimento alle complessità derivanti da un disallineamento a livello internazionale tra le posizioni di chi, seguendo la leadership dell’Ue, mira a un rapido processo di decarbonizzazione e chi attribuisce una diversa priorità alla riduzione delle emissioni".

Il corretto approvvigionamento energetico assurge dunque a obiettivo-cardine dell'attività del decisore politico a cui i servizi intendono fornire supporto informativo e decisionale, ricordando apertamente che il gas naturale, anche in una fase di accelerazione verso la transizione energetica, con una quota superiore al 40% del mix energetico nazionale, continuerà a "perdurare, fino almeno al prossimo decennio, quale complemento delle rinnovabili discontinue (eolico e fotovoltaico) nella fase di transizione" come risorsa decisiva.

Parole, queste, che acquisiscono ulteriore valore a seguito dell'attenta riflessione aperta dalla crisi bellica in Est Europa e che impongono riflessioni strategiche. Può l'Italia fare a meno, ad ora, di un'agenda energetica pragmatica? No. Può scordare la sua dipendenza dal gas in nome di obiettivi di transizione ancora non quantificabili? Meno che mai.

La transizione energetica è in ogni caso studiata con criterio strategico dal Comparto. "L’analisi dei flussi informativi ha consentito di mettere in luce alcune criticità relative alla transizione ecologica, tra le quali quelle per giungere all’emanazione di provvedimenti regolatori, soprattutto nel settore dell’economia circolare", in cui l'Italia è una vera e propria potenza e in cui bisogna evitare l'inserimento di mafie, attività criminali e speculazioni, e dell'agroalimentare, in cui le minacce principali arrivano dall'assalto al valore in termini di brand ed economia del Made in Italy che "potrebbe sfavorire la produzione interna con conseguenze occupazionali nel lungo termine". Dunque il Comparto intende sviluppare sia il lato securitario che quello strategico-economico della transizione. Ricordando ai decisori che decisioni importanti e pragmatiche andranno prese e la sfida non sarà, affatto, un pranzo di gala.

Ma una partita chiave per la sicurezza nazionale.

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