Transizione energetica

Mobilità sostenibile in Italia: a che punto siamo?

La mobilità sostenibile è un campo in cui l'Italia può essere protagonista: e anche in quest'ottica saranno decisive le imprese strategiche.

Mobilità sostenibile in Italia: a che punto siamo?

Quello di "mobilità sostenibile" è un classico esempio di concetto pigliatutto dentro cui possono esser fatte rientrare diverse fattispecie: dai tram e i treni delle metropolitane alimentati con fonti a basso impatto ambientale per il trasporto urbano alle auto ibride, dalle piste ciclabili ai treni ad idrogeno i mezzi che possono abilitare una maggiore ibridazione tra rafforzamento della mobilità e obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale sono diversi. E il tema della mobilità sostenibile sarà cruciale per il potenziamento delle politiche di transizione energetica sia per il contesto italiano che per quello internazionale.

In questo contesto l'Italia è un sistema a più velocità. L'ottava edizione dell’indagine di Euromobility sulla mobilità sostenibile italiana ha fotografato una mobilità sostenibile che si evolve a macchia di leopardo a secondo delle regioni. Bologna, Parma e Milano sono in cima alla classifica potendo vantare un'ibridazione tra mezzi di trasporto a basso impatto in gran quantità, servizi di sharing, piste ciclabili, e sono seguite in classifica da altre città del Nord e del Centro: Venezia, Brescia, Bergamo, Firenze, Padova, Torino e Genova. Molto più indietro, invece, il Centro-Sud.

Colmare il gap e potenziare la corsa alla sostenibilità può aiutare a realizzare i Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (Pums) volti a unire una graduale demotorizzazione dei trasporti, soprattutto nelle zone centrali delle città, a uno sviluppo del parco mezzi a disposizione di privati, aziende di trasporto pubblico locale e aziende.

Il portale di analisi economica Sbilanciamoci.info ha indicato un'ampia rassegna di obiettivi tra quelli che potrebbero realizzare lo sviluppo di reti più sostenibili: "un deciso impulso alle reti per la ciclabilità, la pedonalità e la rigenerazione dello spazio urbano, azioni mirate per l’elettrificazione dei trasporti, il potenziamento del trasporto pubblico locale elettrico, della mobilità condivisa e degli hub intermodali nelle stazioni, la logistica delle consegne merci a emissioni zero e un’adeguata rete di ricarica per permettere alla mobilità elettrica di continuare con il trend positivo che ha caratterizzato il 2020".

Nel quadro della corsa a un ridimensionamento delle emissioni da trasporti nel Paese, che nel quadro di generale decarbonizzazione sono tra il 25 e il 26% anche in questa fase ai livelli del 1990, il governo Draghi nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato per decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, 600 milioni di euro per l’acquisto di autobus ecologici alimentati a metano e idrogeno o elettrici per il trasporto pubblico extraurbano e suburbano e 500 milioni per i treni elettrici o a idrogeno da destinare ai servizi ferroviari regionali. Si tratta dei primi interventi del Pnrr volti a conseguire un efficientamento della mobilità in chiave di crescente sostenibilità, destinata ad essere ricercata anche attraverso la transizione ecologica della logistica, lo sviluppo della mobilità ciclistica e il rafforzamento delle strade provinciali per migliorare la viabilità delle aree interne abilitandole al passaggio di mezzi di trasporto pubblico. Il ministero guidato da Giovannini stanzierà in totale 62 miliardi di euro tra il 2021 e il 2026: il 76% dei fondi sarà destinato a progetti orientati alla lotta alla crisi climatica e il 56% al Sud.

Giovannini, ex presidente dell'Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile, in una lettera inviata ad Avvenire ha dichiarato che sarà anche compito del suo ministero porre in essere progetti volti a "riqualificare i tessuti urbani nella logica della sostenibilità ambientale e sociale. Si inquadra in questa prospettiva anche la ricostituzione del Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu) che dovrà coordinare le azioni per le città dei diversi ministeri. Il primo compito del Cipu, la cui segreteria sarà assicurata dal Mims, sarà quella di predisporre un’Agenda urbana nazionale in linea con l’Agenda 2030 e il Green Deal europeo", che fissa al 55% il target di riduzione delle emissioni da conseguire nel prossimo decennio con base di partenza del 1990. In questo modo, secondo Giovannini, "si integra l’esistente Strategia nazionale per le aree interne con quella dedicata alle città, come necessario per uno sviluppo del territorio più equo e sostenibile".

Tra le aziende strategiche, Ferrovie dello Stato appare quella principale che potrà abilitare la convergenza tra obiettivi di sviluppo infrastrutturale in termini di crescente sostenibilità, investimenti produttivi e rafforzamento economico e occupazionale. Circa 28 miliardi di euro complessivi dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza riguardano le infrastrutture ferroviarie legate sia ai settori tradizionale che alla mobilità sostenibile (24,77 miliardi del Pnrr e 3,2 miliardi del Fondo complementare); e qualora si accelerasse lo sblocco dei cantieri Fs tramite i suoi gangli operativi è pronta ad attuare un piano di potenziamento delle infrastrutture che porterà a circa 130 mila posti di lavoro.

Non è un caso: per il futuro della mobilità sostenibile un ruolo di slancio potrà essere giocato, con forza, dal treno, mezzo di trasporto in crescente ascesa in termini di esposizione e presenza in tutta Europa. L’iniziativa europea Connecting Europe Facility 2021-2027 mira a finanziare una serie progetti capaci di coniugare il potenziamento delle reti a una maggiore sostenibilità con oltre 25 miliardi di euro. E nel nostro Paese, in Valcamonica, si sta studiando un primo passo in questa direzione: dal 2023 saranno operativi nelle vallate bresciane sei treni a idrogeno affidati in locazione a Trenord sulla scia di un piano lanciato da Alstom e Ferrovie dello Stato Italiane (in collaborazione con SNAM) per rafforzare, anche su questo versante, un altro capitolo in cui il nostro Paese può avere margini di sviluppo e rafforzamento strategico.

Consolidandosi come nazione in grado di diventare, sia sul piano dei risultati ambientali che su quello dei dividendi economici, una grande potenza della transizione energetica.

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