Cronaca locale

Trapianto unico al mondo con la macchinetta salva-vita

Un trapianto unico al mondo reso possibile da un apparecchio «salvavita» di ultima generazione chiamato Ecmo. Che ha permesso di intervenire su un paziente di 49 anni con una grave patologia a cuore e polmoni. Tenendolo in vita finché è stato trovato un donatore di organi e quindi trasportandolo dall’ospedale San Gerardo di Monza, in cui era ricoverato, al policlinico San Matteo di Pavia, dove è stata realizzata l’operazione. Senza l’Ecmo il paziente non solo non sarebbe sopravvissuto all’attesa, ma non avrebbe potuto affrontare un viaggio lungo 80 chilometri per raggiungere il centro più adatto per quel tipo di intervento. Effettuato da un’équipe diretta dal cardiochirurgo Mario Viganò, con un’operazione durata sette ore. Con un vero e proprio primato mondiale, in quanto non era mai accaduto che un paziente subisse una simile operazione dopo essere stato trasferito da un ospedale a un altro.
E come ha rimarcato il professor Viganò, «l’eccezionalità dell’intervento non sta tanto nel trapianto, quanto nell’applicazione del dispositivo salvavita in un ospedale diverso da quello dove è stata poi effettuata l’operazione, garantendo comunque la piena funzionalità e integrità al paziente». Che infatti ora sta bene e si trova nella fase di recupero. A causarne il precipitare del quadro clinico era stata la cosiddetta «Sindrome di Eisenmenger», cioè un’ipertensione polmonare per una cardiopatia congenita non adeguatamente trattata. I meriti dell’Ecmo di nuova generazione sono stati anche sottolineati dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, per il quale «si tratta di un apparecchio nuovissimo che può essere trasportato e può quindi contribuire a salvare numerose vite. È esattamente con questo obiettivo che, al termine della sperimentazione in atto, ne estenderemo l’uso, prevedendone anche l’utilizzo extra-ospedaliero. Tutte le province ne saranno dotate entro la primavera o l’estate del 2010». Per comprendere l’efficacia di Ecmo, basti pensare che all’ospedale San Matteo è ricoverato un paziente che da 75 giorni aspetta un donatore di polmoni. Senza l’apparecchiatura salvavita, non avrebbe potuto affrontare un’attesa così lunga.
Non a caso il governatore ha sottolineato che «ci troviamo di fronte a un caso di buona, eccellente sanità e collaborazione tra strutture ospedaliere. Siamo orgogliosi che si sia potuta salvare una vita umana con una procedura innovativa». Come ha chiarito il direttore sanitario del San Gerardo di Monza, Oscar Di Marino, «l’Ecmo è formato da una pompa che ha lo scopo di immettere in circolo il sangue che viene ossigenato artificialmente e da due cannule di cui una per prelevare il flusso venoso e una per restituirlo a livello arterioso». Sono tre i tipi di Ecmo esistenti: quello a rulli, non trasportabile; quello a pompa centrifuga, utilizzato per il trapianto di cuore e polmoni al San Matteo e un nuovo modello di cui esiste solo il prototipo. L’Ecmo a centrifuga pesa un chilo e mezzo, occupa uno spazio di 30 per 40 centimetri e durante il viaggio funziona con batterie della durata di sei o sette ore.

Mentre il nuovo prototipo pesa meno di un chilo, costa circa 50mila euro e in Lombardia è presente solo negli ospedali di Pavia e Monza.

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