Il trasferimento del know-how dall’auto allo scafo

Il trasferimento del know-how dall’auto allo scafo

Il ritorno dell’America's Cup in Europa ha segnato un altro momento epocale: per la prima volta, una casa automobilistica è stata coinvolta attivamente nella conquista del trofeo più prestigioso della vela e uno dei più antichi di tutto lo sport. Perché Bmw non è stato solo main sponsor della seconda campagna di Larry Ellison, il magnate statunitense soprannominato mr. Oracle e che ha unito il nome della sua azienda al marchio tedesco, ma è soprattutto un partner tecnologico indispensabile.
Nel Design Team (una task force formata da trenta professionisti super specializzati che provengono da dieci Nazioni) c’erano anche tecnici di Bmw che si sono occupati di trasferire il know-how automobilistico sulle barche della sfida. A coordinarli il professor Raymond Freyman, direttore ricerca e tecnologia di Bmw Group che ha trovato un evidente parallelismo: «Molti definiscono le barche della Coppa America come le F1 della vela e in effetti Bmw Oracle Racing e le Bmw Sauber sono mezzi che devono raggiungere sempre la massima velocità. La vera differenza è che viaggiano in due fluidi differenti: ma la nostra esperienza nell’aerodinamica si è rivelata utilissima nell’applicazione della fluidodinamica».
Non ci sono dubbi sull’impegno a 360° della casa, a partire dall’utilizzo dei vari siti: a Monaco lavora il centro ricerca (in collegamento diretto con la base di Valencia e persino le barche in mare), a Palo Alto si sono fatti studi importanti e «segreti» e a Eisenach si è costruita la chiglia. Spiega Thomas Hahn, ingegnere aeronautico che ha sviluppato la struttura dell’ultima Serie 5 e della nuova Mini: «Abbiamo lavorato tantissimo sulla struttura dello scafo come sull’albero e sull’attrezzatura portando tecnologie inedite per la nautica. Per esempio, il programma utilizzato per ridurre il peso di un’auto lasciando immaginare al computer quale sia la forma migliore di un pezzo, in uno spazio assegnato, ha portato a notevoli risultati. Ma anche l’inedito software «laminator» si è rivelato decisivo per analizzare gli sforzi in ogni singolo strato di fibre di carbonio».
Incredibili anche i pezzi per la coperta, leggerissimi e indistruttibili, che Bmw ha studiato con Cerobear, atelier che ha testato i vantaggi delle ceramiche speciali nella F.1 automobilistica.

La vera differenza tra il mondo della F1 e la Coppa America sta in quello che i tecnici definiscono come la «prototipizzazione»: un conto è la strada, soggetta a minime variazioni; un altro è il mare che per quanto sottoposto a simulazioni approfondite, regala cambiamenti continui di vento e di onda. «Quando scende un nuovo modello in pista, difficilmente scopriamo cose non previste in laboratorio - chiosa Hahn - con le barche c’è sempre qualche situazione inedita. Bisogna salire a bordo per capirle sino in fondo».

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