Trasloco? A Sarpi basterebbe rispettare le leggi

Non capisco perché Palazzo Marino cerchi a tutti i costi un accordo con i commercianti cinesi di via Sarpi. E non capisco a che titolo cerchi di sfrattare e di spedire al Gratosoglio quei commercianti che hanno acquistato i loro negozi pagando in contanti e con sicura soddisfazione di chi ha venduto. Il che non significa evidentemente che non mi renda conto che Chinatown sia diventata una zona franca senza regole e senza leggi (almeno le nostre) nel cuore di Milano e che sia un grandissimo problema per tutti gli abitanti non orientali di quel quartiere e che il Comune non debba intervenire.
Anzi. Ma lo deve fare, a mio avviso, obbligando i cinesi a rispettare appunto le nostre regole.

E così difficile prevedere quotidianamente una task force di vigili che controllino traffico e sosta e che multino tutte le violazioni? E così difficile pensare di inviare nelle strade cinesi tutti i giorni pattuglie di Fiamme Gialle che verifichino la provenienza delle merci, la regolarità delle fatture, l'ottemperanza dei prodotti agli standard Ue? A Milano vengono temporaneamente chiusi negozi che non rilasciano due-tre scontrini fiscali, perché questo non succede anche a Chinatown che non è un sobborgo di Shanghai ma che, fino a prova contraria, fa ancora parte di Milano? Il Comune vuole pedonalizzare via Sarpi e dintorni e i cinesi non vogliono? Il Comune vada avanti per la sua strada come fece con corso Vittorio Emanuele, via Dante, corso Garibaldi nonostante le proteste dei commercianti.
Perché cercare sempre le soluzioni più tortuose? Esistono delle regole, facciamole rispettare anche ai cinesi.

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