Un Trattato che funziona da 25 anni

L’opposizione di Mosca alla questione dello scudo spaziale si è concretizzata nell’annuncio di Putin di una moratoria del Trattato sulle armi convenzionali in Europa (Cfe).
Il Trattato venne firmato il 19 novembre 1990 a Parigi. Un anno prima era caduto il Muro di Berlino e soltanto un mese prima la Germania si era riunificata. I capi di governo della Nato e del Patto di Varsavia firmarono anche una dichiarazione comune in cui affermarono di non essere più avversari e di volere stabilire «nuove relazioni di collaborazione», offrendosi amicizia. Il Trattato prevedeva la distruzione di 100mila armamenti pesanti (90mila del Patto di Varsavia e 10mila della Nato), la riduzione a 20.000 carri armati, 20.000 pezzi d’artiglieria, 30.000 mezzi corazzati d’attacco, 6.800 aerei da combatttimento e 2.000 elicotteri per parte. Inoltre gli Usa si impegnarono a non dislocare nell’Europa centrale più di 195mila uomini e la Germania a limitare le proprie Forze armate a 370mila soldati.
Nel 1991, si sciolse il Patto di Varsavia e si disgregò l’Urss e il Trattato ebbe una sua rivisitazione a Istanbul il 19 novembre 1999. Le nuove norme riducevano ulteriormente di circa il 10% il tetto degli armamenti convenzionali con due novità: la prima è che la sua ratifica fu condizionata al ritiro delle truppe russe in eccesso dalla Cecenia. La seconda era che il Trattato fissava dei tetti nazionali e regionali e non più sulla base dei due blocchi.

L’accordo prevedeva ispezioni e missioni di osservatori durante le manovre, mentre due allegati al nuovo Trattato infine prevedevano un disimpegno delle forze russe in Georgia e Moldavia. Putin ratificò il nuovo Trattato il 19 luglio 2004.

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