Il trauma del bimbo adottato: "Voglio tornare in Russia"

"Voglio tornare in Russia". Un percorso costruito per mesi, forse anni, bruciato in venti secondi. È la storia di Ghennadi, un bimbo russo di 7 anni adottato da una famiglia dell’Aquila, che, dopo il trauma del terremoto, ha detto ai genitori adottivi di voler tornare nel suo paese

Il trauma del bimbo adottato: "Voglio tornare in Russia"

Pescara - "Voglio tornare in Russia". Un percorso costruito per mesi, forse anni, bruciato in venti secondi. È la storia di Ghennadi, un bimbo russo di 7 anni adottato da una famiglia dell’Aquila, che, dopo il trauma del terremoto, ha detto ai genitori adottivi di voler tornare nel suo paese. "Ora il bambino ha bisogno degli psicologi", dice il papà.

Portato al sicuro Adesso il piccolo è al sicuro all’Hotel Holiday di Pescara: 85 gli sfollati nell’albergo antistante il porto turistico, quindici sono bambini. Capelli biondissimi, occhi celesti, carattere deciso, il piccolo Ghennadi era giunto all’Aquila il 23 ottobre scorso. Il papà, Pasquale Marini, dipendente della Vibac spa, una fabbrica aquilana che produce materie plastiche per l’alimentazione, e la mamma Stefania Fiore, dipendente della filiale Bnp Paribas dell’Aquila, ce l’avevano fatta: "Ci siamo sposati nel 2001, non avevamo la possibilità di avere figli, così abbiamo pensato all’adozione". Quattro viaggi in Russia, continui contatti con la sede di Macerata del Cifa, il centro di adozione internazionale, poi arriva la buona notizia. "Ghennadi - dice il papà - viena da Magnitogorsk, una città al sud della Siberia al confine tra l’Asia e l’Europa. La nostra casa è in via Antica Arischia, una villetta a schiera dopo l’ospedale. Ha subìto molti danni ma non è crollata. Prima che arrivasse Ghennadi abbiamo sistemato la sua cameretta, con il lettino e la scrivania arancione. Il bambino è andato subito alla scuola materna, in pochi mesi ha imparato benissimo l’italiano". Si era adattato alla perfezione.

L'abbandono e l'adozione "I genitori lo avevano abbandonato in un orfanotrofio - racconta ancora il papà - una struttura piena di bambini dove ha lasciato probabilmente anche qualche amico. Ma qui si era integrato alla perfezione". Fino a quella notte di paura. La casa trema Ghennadi viene svegliato nel cuore della notte, afferrato dai genitori assieme a Poldo, una cagnone di 30 chili arrivato in casa Marini prima di lui. Poi la corsa in auto fino alla zona di Verdeacqua, nei pressi della piscina comunale per cercare riparo dal sisma. "Alle 11 - racconta ancora il papà - abbiamo sentito la prima scossa. All’una la seconda. Siamo usciti, ci siamo visti con i vicini, poi siamo rientrati in casa. Mi ha incuriosito il comportameto di Poldo, il cane che abbiamo in casa da cinque anni, praticamente il nostro primo figlio. Perché dopo le scosse non voleva uscire all’aperto". Alle 3,32 il finimondo. Dopo una notte trascorsa in auto, la famiglia Marini decide di spostarsi sulla costa.

La voglia di tornare a casa Prima di raggiungere Pescara fa una tappa a Popoli dove "vive mia suocera che si è ritrovata con un braccio rotto e la casa lesionata". È stato qui, durante il viaggio in macchina da Popoli a Pescara, che il piccolo Ghennadi ha pronunciato quella frase disarmante per i genitori adottivi: "Voglio tornare in Russia". Dice il papà: "Nel pomeriggio andiamo a Macerata perché siamo stati convocati dai responsabili del Cifa. Domenica eravamo stati lì a raccontare la nostra esperienza nei corsi riservati all’adozione. Lunedì le assistenti sociali del Cifa ci hanno chiamato per sapere come stavamo. Ora hanno messo a disposizione i loro psicologi". Ieri mattina il piccolo Ghennadi sembrava più sereno. Quando ha ricevuto gli occhiali da sole con la montatura gialla, portati da una ragazza di Pescara, l’ha presa per mano per fare passerella su e giù, come un divo, sul marciapiede del lungomare Colombo.

Gli aiuti dei vicini L’ottico Marino di corso Vittorio Emanuele non ha voluto un centesismo quando ha saputo a chi era destinato quel regalo. Così la libreria Costantini, quando il giorno prima una mamma si è presentata per chiedere il libro della Carica dei 101. Il titolare è andato a prenderlo nel suo deposito di Chieti dopo averlo cercato invano tra gli scaffali di Pescara. E dalla libreria- cartoleria di corso Vittorio sono arrivati tanti altri regali anche per gli altri bambini terremotati, una trentina in tutto divisi tra l’Hotel Holliday e il Regent, sempre sul lungonmare sud. Una gara di solidarietà alla quale partecipano in tanti, associazioni organizzate e semplici cittadini, senza chiedere nulla, insistendo per restare ignoti. Una ragazza degli scout ha avuto un’idea: allestire una tenda davanti all’Holiday, una sorta di baby club sulla spiaggia.

titolare dello stabilimento Sabbia d’oro antistante i due alberghi ha detto subito sì. La spiaggia è enorme, gli ombrelloni non ci sono ancora e anche quando arriveranno non sarà un problema regalare un sorriso a quei bambini fuggiti dalla terra che trema.

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