Travolti da slavina: la radio li salva

da Vercelli

Ancora una valanga, altri due sciatori che andavano fuoripista sepolti sotto la neve. Ma ieri in Valsesia, per fortuna, la tragedia si è solo sfiorata. Fondamentali prontezza e rapidità dei soccorritori ma stavolta se i due sopravvissuti possono raccontarla lo devono a un tanto minuscolo quanto provvidenziale dispositivo elettronico che portavano con sé: l’Arva, un sorta di sensore che consente l’individuazione delle persone sotto la neve. Funziona come una ricetrasmittente ed emette una serie di impulsi radio captabili dagli apparecchi degli uomini del soccorso alpino.
Marco Zaninetti, 33 anni, e Margherita Maggioni, 35 anni, entrambi di Aosta, si trovavano a 2300 metri di quota nel vallone d’Olen, sotto la punta Zube, quando un’enorme massa di neve si è staccata travolgendoli. L’allarme è scattato subito, e nonostante le proibitive condizioni meteo i soccorritori, partiti con un elicottero nel giro di qualche decina di minuti sono riusciti a individuare i due. Avevano riportato solo lievi traumi e, una volta arrivati all’ospedale di Borgosesia (Vercelli), sono stati medicati e giudicati guaribili in pochi giorni.
Il pericolo valanghe resta alto. Il servizio Meteomont del Corpo forestale dello Stato che, nella scala del pericolo (dal livello 1 al livello 5), assegna il grado 4 (pericolo forte) praticamente a tutte le regioni del Nord. In montagna si sconsigliano dunque le escursioni fuoripista, perché le nevicate fresche e il leggero rialzo delle temperature possono favorire distacchi spontanei.
In Piemonte il rischio è forte sulle Alpi Marittime, Liguri, Pennine e Lepontine con tendenza del pericolo stazionario; rischio di grado 3 (marcato), ma in aumento, sulle Alpi Cozie e Graie. In Lombardia il livello 4 è segnalato ovunque, a causa delle condizioni del manto nevoso, che si presenta «debolmente consolidato sulla maggior parte di pendii ripidi». Il bollettino ritiene dunque probabili distacchi di valanghe e sconsiglia le escursioni sci-alpinistiche. In Alto Adige pericolo forte nella zona dell’Ortles-Cevedale, con punti a rischio su tutti i versanti oltre i 1.600 metri di quota; il distacco è probabile già con un debole sovraccarico su molti pendii ripidi. In alcune situazioni sono probabili distacchi spontanei di valanghe a lastroni di media mole e talvolta anche di grande mole.
Anche in Trentino livello 4 ovunque, esclusa la zona dell’Aurina. Rischi, in particolare, nelle zone di accumulo (conche, canali, ecc.), dove si accumula più neve fresca (umida e pesante) e ci saranno da aspettarsi valanghe spontanee di piccole e medie dimensioni. Stessa situazione in Veneto e Friuli, oltre i 1.500 metri sulle Dolomiti e oltre i 1.600 metri nelle Prealpi, dove il pericolo è alto.
E ora c’è anche chi, come il Codacons, vorrebbe la chiusura degli impianti sciistici «a rischio». «Le valanghe che si stanno abbattendo sulle montagne italiane e l’allarme lanciato da Meteomont, impongono l’adozione di misure urgenti per evitare il ripetersi di incidenti che possono trasformarsi in tragedie», sostiene l’associazione dei consumatori.

«Chiediamo al Corpo forestale, al ministro Linda Lanzillotta e al ministro delle Politiche agricole e forestali, da cui il Corpo dipende, di stilare entro 24 ore l’elenco completo delle piste da sci che, direttamente o indirettamente, possono essere soggette a valanghe, e disporne la chiusura provvisoria fino a che non sarà terminata l’emergenza». Dal fronte meteo non arrivano buone notizie. Da domani sera sul Nord si prevede una nuova ondata di maltempo.

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