«Tre anni per fare il partito moderato»

Strafelice per la propria performance elettorale («non mi sarei mai perdonato di non aver potuto partecipare ad una campagna politica decisiva come questa ed ho avuto ragione io, perché il risultato in Lombardia è stato eccezionale), non ancora del tutto rassegnato per il risultato elettorale («prima di dire chi ha vinto occorre una serena e rigorosa verifica di tutti i voti, soprattutto delle 611mila schede annullate: è un atto di giustizia verso i cittadini). Questo è il Roberto Formigoni post-voto: sereno e già proiettato verso il futuro politico della Cdl, pur tenendo conto che «Berlusconi è vivo e vegeto, coma la Cdl e Fi. Ma bisognerà lavorare per creare un partito che rappresenti adeguatamente il nostro elettorato in tutte le sue sfaccettature.

Un nuovo, moderno partito moderato, che torni a vincere perché in politica non esiste De Coubertin». Sul proprio futuro regna però ancora l’incertezza: il governatore deciderà dopo maggio se restare a Milano o trasferirsi a Roma, dove ha comunicato di avere già occupato l’ufficio di Palazzo Madama.

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